Laura, ex ballerina in discoteca che ha scelto di fare la catechista

Al collegio Pio X le testimonianze per i ragazzi e le storie che non ti aspetti.
Una cubista in discoteca
Una cubista in discoteca

Laura Mendolia ha 33 anni e per 12 si è esibita come ballerina nelle discoteche. Oggi ha due figli e fa la catechista. «Vedete che il popolo della notte non mi ha rovinato?».

È questa una delle testimonianze che più ha colpito ieri pomeriggio i 600 educatori riuniti nel Collegio Pio X di Treviso: sacerdoti, catechisti, capi scout, insegnanti, genitori. L’incontro promosso dalla Pastorale Giovanile e introdotto dal vescovo Michele Tomasi mirava a capire chi sono i giovani d’oggi, individuandone la posizione nel mondo.

Una sorta di “navigatore” che permetta di parlare un linguaggio che le nuove generazioni possano capire. Senza pregiudizi e preconcetti. Tra le situazioni di vita è stato scelto anche il panorama notturno, del divertimento ma non solo.

«In tanti anni ho conosciuto artisti straordinari e incontrato persone che mi hanno arricchita», spiega la giovane ballerina che ha raccontato la sua esperienza insieme a Tommaso Sartor, 30enne gestore di un locale a Montebelluna. Entrambi sono convinti che si possa vivere la notte senza “sballare” ma usando la propria capacità di scelta.

Questo vale anche per gli altri ambiti: scuola, lavoro, politica, sport, affetti, social. Se c’è una cosa che accomuna il giovane sentire è l’allergia per i luoghi comuni, per i giudizi preconfezionati, per le imposizioni di contenuti e valori dall’alto. Lo pensa anche Beatrice Dal Zotto, 23enne montebellunese chiamata a relazionare sulla politica, «cosa di cui ho scoperto di sapere pochissimo».

Beatrice è rimasta colpita lo scorso giugno ascoltando una giovane tunisina alla Festa dei Popoli di Giavera. «Lei si lamentava di non poter votare perché, pur essendo arrivata in Italia quando aveva sei mesi, non godeva della cittadinanza mentre io che il diritto ce l’ho non so sfruttarlo».

Una presa di coscienza che si scontra poi con la difficoltà di reperire notizie neutre, oggettive, lontane dai toni di polemica e di odio in cui siamo immersi. I giovani sono stati chiamati ad essere protagonisti e a raccontare il loro vissuto perché, come sostiene il responsabile della Pastorale giovanile, il 40enne don Paolo Slompo, «è importante capire qual è l’effettiva posizione esistenziale dei giovani oggi per camminare insieme a loro».

Sono «prove di ascolto», come le ha definite il vescovo Tomasi, auspicando una sinergia di entusiasmi e di forze. I giovani con le loro testimonianze hanno smontato giudizi e posto interrogativi trovando inaspettate sintonie con il relatore, il filosofo Silvano Petrosino che tra provocazioni, aneddoti divertenti e battute ha spiegato come in fondo ciascuna persona, al di là dell’età, ha una sola grande sfida nella vita: sviluppare la propria umanità. E non è detto che si riesca prima di diventare vecchio.—

Laura Simeoni
 

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