Lascia in eredità un milione alla Caritas

Carlo, 61 anni, prima di suicidarsi ha prescritto che tutti i suoi beni andassero all’associazione caritatevole della Diocesi
BORIN TREVISO INAUGURAZIONE CENTRO CARITAS AGENZIA FOTOGRAFICA FOTOFILM
BORIN TREVISO INAUGURAZIONE CENTRO CARITAS AGENZIA FOTOGRAFICA FOTOFILM

Un milione. E c’è chi dice che il valore sia anche superiore, forse più vicino a 1,5 milioni di euro. Contanti, immobili, e persino un bosco in Friuli.

Ma le cifre contano poco, in questa storia di scelte forti, al finire della vita. Perché si parla di un’eredità speciale. Va tutta alla Caritas Tarvisina, unica beneficiaria per espressa volontà del defunto.

Un suicida. Sì, ha voluto così, prima di compiere l’estremo gesto, Carlo, 61 anni, dipendente di una società elettrica, vittima della depressione. Viveva fra Mogliano e Scorzè, era prossimo alla pensione, ma non ha retto al male subdolo che gli ha minato lo spirito e gli ha tolto la voglia di vivere.

Tutto è accaduto lo scorso anno, ma adesso la notizia, dopo che sono state espletate le pratiche notarili e di legge per l’insolita successione, ha valicato anche lo stretto riserbo eretto dagli ambienti ecclesiastici, e circola in città, anche negli ambienti del volontariato.

Chi ha detto che chi sceglie il gesto estremo, tante volte, non pensa a chi resta? Carlo, quando, vinto dalla depressione, ha scelto di chiudersi nella sua auto, aveva già regolato a modo suo, con una generosità totale, i conti con il resto dell’umanità. Ha pensato a chi ha più bisogno, ai poveri vecchi e nuovi di questo Nordest non più locomotiva ma vagone, che viaggia al rallentatore, alle vittime di una crisi che sembra non finire mai. E ha offerto il suo ricco patrimonio – che gli veniva in parte dalla famiglia, che ha origini in Friuli – affidandolo a una realtà come la Caritas Tarvisina (il suo paese è nel territorio della Diocesi di Treviso), che sempre più, come confermano negli ambienti ecclesiastici, sta diventando un riferimento per chi cerca un ente ecclesiastico cui lasciare i beni terreni.

Il notaio non ha potuto che far rispettare le ultime volontà, svelate peraltro pubblicamente dal parroco nel corso dell’estremo saluto, così come chiesto dai parenti di Carlo. E è scattata la cessione di un terreno boschivo in Friuli, di tre immobili (ma qualcuno dice ce ne sia anche un quarto), e di una somma in contanti che supererebbe, secondo i bene informati del paese, i 350 mila euro.

In Diocesi e in Caritas nessuno vuol parlare. Dall’economo della Diocesi, don Adriano Fardin, parroco della chiesa di San Vigilio a Dosson, a don Davide Schiavon, direttore della Caritas Tarvisina, tutti si trincerano dietro una cortese richiesta di riserbo, chiedendo al cronista «il massimo rispetto per la scelta dell’uomo». E ricordando che tutto è già stato detto, nelle sedi e nei modi opportuni.

Ufficiosamente, adesso, che tutte le pratiche di legge legate alla inedita «successione» siano state espletate, e che dunque la Caritas possa entrare in possesso dei beni di Carlo. Anche se vanno completate le stime e le perizie, e soprattutto va decisa la destinazione tecnica di questo autentico dono inaspettato. Non ci sono dubbi che il lascito finanzierà l’attività di assistenza a chi ha bisogno che è la missione primaria della Caritas . Piuttosto, si scopre che sempre più la Caritas, anzichè la Chiesa come tale, viene identificata come possibile beneficiaria di lasciti e disposizioni testamentarie. «E’ come se i fedeli abbiano oggi fortissima la sensazione dell’impegno della Caritas sul fronte delle nuove povertà e del bisogno, che ne fanno una sorta di nostra Emergency» spiega un giovane prelato trevigiano molto attento ai problemi sociali del territorio.

Un segno della crisi anche questo? La Caritas è in prima fila nelle emergenza e la prima culla dei tanti nuovi poveri- che la crisi economica ha aumentato esponenzialmente negli ultimi anni - cui eroga pasti, servizi, accoglienza, assistenza materiale e spirituale.

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