L’arte e il rugby in lutto È morto Cesare Misserotti il gallerista dell’Elefante
Lo piangono il mondo dell’arte e quello del rugby, dov’è stato un assoluto riferimento in virtù di una personalità eclettica, curiosa, e di un’intelligenza particolare che gli faceva amare la vita. E lo piangono gli amici di Mestre, Venezia, Mogliano e Treviso. È stato uomo di cultura e di relazioni, di aggregazione e formazione. Cesare Misserotti, scomparso a 78 anni, amava trasmettere. Valori e sentimenti, arte e stare insieme.
La sua carriera artistica era partita da Mestre nei primi anni ‘60, in via Giordano Bruno, per traghettare poi a Venezia in campo San Provolo e concludere il suo iter a Treviso in via Roggia, con l’Elefante. Una parabola che lo ha portato ad affermarsi come uno dei protagonisti dell’arte contemporanea in Italia: il suo stand all’Artfiera di Bologna e agli altri eventi era sempre uno dei più ricercato.
Amico degli artisti e gallerista dal cuore grande, ha avviato un’esperienza che ha del miracoloso. Nel momento in cui un grande gallerista veneziano come Carlo Cardazzo usciva di scena dopo un ventennio di conduzione della Galleria il Cavallino, Misserotti apriva le porte del suo spazio con uno sguardo sugli Usa del New-Dada e della Pop Art, supportato dall’intuito di una grande gallerista statunitense come Ileana Sonnabend, vedi la collettiva American Supermarket (1965); e riconosceva il ruolo dei novorealisti francesi, come nel caso di Raymond Hains, facendo credito nel contempo e sostenendo i giovani artisti veneziani dell’epoca. Ad esempio il coetaneo Paolo Gioli: per primo ne compreso il genio (allora espresso in pittura e in disegno).
Per comprendere la sua passione basti pensare che a lui si deve la prima mostra postuma dedicata a Tancredi, appena uscito di scena nel settembre 1964, un artista di cui è stato tra i massimi conoscitori. In poco tempo la Galleria aperta in campo San Provolo si era posizionata all’altezza della Galleria del Leone di Camuffo e Codognato, facendo di Venezia un vero campo di battaglia, non solo vetrina, dell’arte nuova di allora. Tra il 1960 e il 1970 la vita artistica e culturale di Venezia, anche a livello cittadino e non solo delle grandi istituzioni, era vivissima e permeava tutta la città, con le gallerie che ne erano linfa vitale, come appunto l’Elefante di Misserotti.
Memorabili anche le mostre organizzate con Perla Bianco a Treviso, dal 1995 in cui si trasferì: i Nuovi Espressionisti tedeschi o le opere al limite tra linguaggio e immagine di Mirella Bentivoglio, e di altre artiste fondamentali come Gina Pane. Un gallerista e collezionista, certo, ma ancor più un operatore culturale, a tutto campo. E il legame con Venezia era comunque rimasto vivo.
E poi, il rugby. L’altro mondo di Cesare, passione sportiva che non poteva restare estetica, ed è divantate impegno, anzi scuola. Per 35 anni ha allenato il minirugby a Mogliano, più recentemente a Mestre. «Era un secondo padre», lo piangono affranti tanti giocatori noti e non passati per le sue under. Ha vinto più volte il Topolino, massima manifestazione mondiale giovanile, di fatto i tricolori di under 6,8 10 ,12 e 14. Ma soprattutto ha formato uomini e tanti campioni, anche nazionali.
Un pilastro del rugby. Anche lì fiuto e talento, e cuore, per scoprire arte, gioco, creatività. Dietro quel pazzo pallone, in gruppo, oltre l’individuo. —
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