L’Albergo Roma fa festa con gli artigiani

CASTELFRANCO. Una sfida presa di petto, una fatica durata due anni ed infine il sorriso di chi ce l’ha fatta. L’Albergo Roma è tornato a vivere dopo il terribile incendio del giugno 2014. Rino Antonello, di 79 anni, non stava nella pelle e lunedì sera si muoveva tra i tavoli del nuovo ristorante affacciato alla piazza di Castelfranco, con il volto pieno di gioia. «Avevo promesso a tutti coloro che hanno lavorato alla ristrutturazione dell’Albergo Roma che prima dell’inaugurazione avrei offerto loro una cena, e stasera vederli tutti qui, architetti, fornitori, manovali, è una gioia immensa per me. Sembra veramente che tutto sia rinato» racconta Rino Antonello. C’erano tutti, alla cena, nel nuovo ristorante sorto al quarto piano dell’Hotel Roma: la famiglia Antonello, gli architetti Mauro Argentin e Simone Daminato dell’ad Studio di Castelfranco, i fornitori dei materiali, gli artigiani, i posatori e, tra i tavoli ad aiutare i camerieri, anche Rino Antonello ed il figlio Sergio, che si fermavano tra i vari tavoli a scherzare, ricordare, guardare avanti con positività. L’architetto Mauro Argentin è felicissimo mentre osserva la splendida location: «Un gran lavoro. Un intervento coraggioso che nasce da una collaborazione con la Soprintendenza di Venezia e la voglia degli Antonello di rilanciare al meglio l’albergo con questo ristorante affacciato su Castelfranco, con le cinque suite junior rivolte verso le nostre Alpi e il design moderno». Al suo fianco il collega architetto Simone Daminato: «Sergio Antonello era sempre in cantiere, la sua presenza è stata fondamentale per noi perché ci ha aiutato a credere che tutto questo si potesse realizzare e che un rilancio totale dell’Albergo Roma potesse realmente attuarsi». Una serata trascorsa tra foto, risate, ottime vivande e tante soddisfazioni per il lavoro svolto e per la futura apertura ed inaugurazione del 12 dicembre, perché all’Albergo Roma si guarda già al momento in cui quei luoghi saranno gremiti di ospiti. «Mio padre Rino è stato per me come una mano invisibile, sempre presente, appoggiata alla spalla - confessa il figlio Sergio - il suo essere ottimista mi ha spinto a credere in questo intervento ed ora, a lavori conclusi, a credere che questo hotel possa ritornare ad essere quello che era un tempo. La paura di ripartire c’è ed è lecita, ma questa sera siamo qui a dirci con gli occhi che tutto quello che è successo dopo il drammatico incendio nel giugno del 2014 è stata una corsa ed una lotta per convincerci e dimostrarci che ce la possiamo fare».
Elia Cavarzan
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