L’addio a Montana con una barca a vela di rose bianche

Paese, don Tosin ha ricordato il dramma dell’esule dalmata vissuto «tra il disinteresse delle istituzioni e della gente»
Di Rubina Bon

PAESE. L’imprenditore esule che ha investito nella Marca portando avanti l’arte di famiglia della tintura di filati e tessuti, il papà affettuoso, innamorato della sua barca a vela. Sono le due anime di Adalgerico Montana, detto Ado, morto giovedì pomeriggio a 84 anni, e sono emerse ieri, nel giorno delle esequie. Per decenni era stato il titolare della “Lunazzi Tintoria Industriale spa” di Paese, aveva lavorato gomito a gomito con Luciano Benetton e mister Golden Lady. In trecento hanno voluto salutare Ado Montana: in chiesa, stretti ai parenti, gli amici, gli ex dipendenti, la gente di Paese. Davanti al feretro, la scultura di una barca a vela realizzata con fiori e stoffa e sullo scafo la scritta “Leniter”, ovvero delicatamente, dolcemente. Sopra la bara, un fazzoletto blu dei marinai, tanto caro ad Ado Montana. Nell’omelia il parroco don Giuseppe Tosin ha tratteggiato la storia dell’imprenditore, esule dalmata che ha vissuto il dramma del suo popolo «tra il disinteresse delle istituzioni e della gente», ha ricordato il parroco, «quando ha capito che non sarebbe più potuto tornare a casa, Ado ha ricominciato qui l’attività di famiglia, facendola diventare una realtà industriale. Era fiero dei risultati ottenuti nel lavoro, forte era in lui la speranza di realizzazione umana». Il parroco non ha scordato le difficoltà di Montana negli ultimi anni con la croce della malattia e il suo “impegno generoso”, così l’ha definito, per la Polisportiva Paese come sponsor di tante stagioni sportive. Poi un pensiero mutuato dal mondo della vela tanto caro all’imprenditore: don Tosin ha ribadito come il timone della vita debba sempre essere orientato verso la meta, anche se questa non si vede, così come fa il marinaio che fiducioso naviga verso l’orizzonte. Dai figli Gianluca e Cristian, il “grazie” privato al loro papà e la preghiera per una benedizione su tutti i papà del mondo. «Ti dolevi molto perché, a causa della malattia, non avresti potuto veder crescere il tuo nipotino e insegnargli tante cose», ha detto Cristian anche a nome del fratello, «sarà nostro impegno parlargli di te e trasmettergli insegnamenti e valori perché il tuo ricordo rimanga sempre vivo».

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