«La vita è un film ma io ... lavoro dietro il grande schermo»

I fotogrammi della sua carriera si possono riassumere in un copione denso di eventi, protagonisti e colpi di scena. L'ambientazione è il mondo cinematografico, non un film, bensì quello che c'è dietro al grande schermo. La macchina organizzativa che sta alle spalle della superficie, dove le pellicole prendono vita. La passione per il cinema è cosa consolidata per Daniele Sivori, classe 1981, che ha deciso di trasformarla in lavoro. Da un anno, infatti, è direttore del The Space Cinema di Silea, tra i dieci circuiti multiplex più importanti d'Italia, il primo sorto in Veneto. Daniele, ha avuto modo di frequentare la struttura fin dalla sua nascita, quando si chiamava Cinecity. I primi passi nel multiplex trevigiano li ha mossi nel 2000, faceva la maschera di sala. «Ho scelto quell'attività perchè mi rendeva economicamente autonomo e allo stesso tempo perchè era conciliante con l'università, occupando solo la sera». A quel tempo Daniele studiava Commercio Estero a Ca' Foscari. Per tre mesi è stato a Miami per uno stage all'Aethra Telecommunication, azienda di telecomunicazioni dove ha imparato l'approccio pragmatico degli Stati Uniti. Con la sua tesi torna a guardare all'industria del cinema nella Marca. «Era un momento di grande rivoluzione, all'interno di Cinecity ho analizzato cosa stava succedendo nella nostra città. Da un lato lo sviluppo del multiplex, dall'altro i piccoli cinema di Treviso». Molto è cambiato rispetto a quel periodo. «Se vogliamo definire cos'è oggi il cinema, direi che non è solo cinema. Non è più il cartellone e lo staccare un biglietto, è una realtà commerciale, vende di tutto e fa vedere di tutto». In che senso? «Oltre ai duecento film di vario genere che proponiamo ogni anno, la gente viene a teatro, sedendosi al cinema. Proiettiamo opere e balletti in diretta dai palcoscenici più importanti del mondo. Con pochi euro è possibile vedere una prima della Scala o assistere a una diretta dal Bolshoi di Mosca. Lo spettatore arriva con lo smoking, le signore in abito da sera, chiedono il posto fisso. E' straordinario e non c'è tv o pirateria che tenga, l'effetto della sala è predominante». «Andiamo bene come incassi, non però in termini di idee, produzioni e investimenti. E poi siamo vittima della condanna del paragone. Un giovane attore deve essere per forza paragonato a qualche predecessore, trovo invece che ognuno debba fare la sua storia». Una storia che, per se stesso, Davide paragona a una pellicola. «La vita è un film, il problema è che ognuno ne è il regista e quindi bisogna che sappia quando accelerare le scene o rallentarle, per rendere il tutto divertente».
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