La tragedia dell’Antonov «Abbandonati dallo Stato»

ARCADE. «Mio padre non vale solo 20 mila euro». La ferita di Udy Cagnetta si è riaperta, per l’ennesima volta. E così avviene ogni qual volta la sua vita si scontra con il ricordo straziante dell’Antonov che il 13 dicembre 1995 si è schiantato sulla pista dell’aeroporto Catullo, e in cui si trovava il padre Antonio, morto insieme ad altre 48 persone. L’aereo diretto a Timisoara, era appena decollato e in 1 minuto si è schiantato al suolo da 150 metri di altezza. Nell’impatto, presero fuoco 4800 litri di carburante e le fiamme arsero vive le persone a bordo. Udy Cagnetta un paio di ore dopo si trovava al bar con gli amici, «vestito con pantoloni marroni e un maglione bianco. Stavo bevendo un digestivo». Fu avvisato da una telefonata della Questura e dai tiggì.
Il mese scorso l’ultima beffa per i familiari delle vittime. La Corte d’Appello di Venezia, ha ridotto il risarcimento e così, dopo 21 anni dalla tragedia, i parenti delle vittime dell'Antonov precipitato a Verona nel 1995, devono restituire 30 mila euro. «Ma io di soldi non ne ho ancora visti», spiega Udy Cagnetta. Le sentenze, seppur con i tempi della giustizia, sono arrivate, ma sono sostanzialmente rimaste sulla carta. «Non abbiamo mai visto un soldo», spiega Cagnetta. «Sia chiaro, che siano 50 o 20 mila euro, non mi ridaranno mio padre. Ma mi sento abbandonato dallo Stato, che per primo non applica le sentenze». A pagare infatti dovrebbe essere, tra gli altri, il Ministero dei Trasporti. La sentenza aveva stabilito un indennizzo di 50 mila euro, a dicembre ridotto a 20 mila dopo il ricorso dell'aeroporto Catullo. La sentenza aveva stabilito che il ministero dei Trasporti, l'aeroporto Catullo, le compagnie Banat Air service srl e Compania Romana de Aviate Romavia Sa e l'agenzia Giubi Tour già Business Jet srl dovessero versare un risarcimento a quelle famiglie delle vittime che non erano ricorse ad accordi extragiudiziali. «Ma il ministero non ha mai pagato», continua Cagnetta. «Io ho un’azienda, che come altre ha attraversato periodi di difficoltà. Se non pago le tasse lo Stato viene immediatamente a prenderseli i soldi che vuole, ma non versa quelli che dovrebbe darmi».
E ogni volta che Cagnetta affronta una nuova puntata giudiziaria è come rivivere l’incubo. «Può sembrare difficile da credere, ma ogni tragedia che si verifica mi riporta alla mente quei giorni. È stato così anche con l’hotel di Rigopiano. Ho rivissuto le sensazioni di quei giorni, capisco cosa hanno provato in quelle ore i familiari delle vittime», prosegue Cagnetta. Una tragedia quella dell’Antonov che ha riguardato altre nove famiglie venete: quella di Paolo Biason,49 anni, di Portogruaro; di Franco Cammelli, 42 anni, Montebelluna, di Edith Della Libera, 35 anni, di Vittorio Veneto; di Danilo Furlan, 49 anni, Caerano di San Marco (Treviso); do Guido Galeotti, 44 anni, di Treviso; di Franco Mazzolin, 49 anni, Campodarsego (Padova); di Otildo Morello, 59 anni, Casale di Scodosia (Padova); di Ottorino Pandin, 52 anni, Fontaniva (Padova); di Giorgio Zago, 47 anni, Padova.
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