La terribile contessa uccisa da un lavorante rimproverato per il lavoro mal eseguito

PEDEROBBA. È molto probabile che la casata dei d'Onigo avesse lontane origini germaniche, giunta in Veneto al seguito di un qualche imperatore. Un'altra teoria la fa longobarda. Da tempo immemorabile,...
Demarchi Pederobba Monumento Opere Pie, operai durante il restauro
Demarchi Pederobba Monumento Opere Pie, operai durante il restauro

PEDEROBBA. È molto probabile che la casata dei d'Onigo avesse lontane origini germaniche, giunta in Veneto al seguito di un qualche imperatore. Un'altra teoria la fa longobarda. Da tempo immemorabile, inoltre, i suoi esponenti erano insigniti del titolo di conte, riconosciuto anche dalla Serenissima.

Dal 1460 fecero parte del consiglio dei nobili di Treviso. Divennero in breve una delle più potenti famiglie della zona, con proprietà che si estendevano su oltre quattromila campi. Le tre salme ritrovate sotto il tempietto appartengono a Guglielmo d'Onigo, patriota risorgimentale morto nel 1872a Milano , della moglie Caterina Jaquillard e della figlia Teodolinda, ammazzata nel 1903 da Pietro Bianchet, un suo dipendente di Trevignano che, esasperato dalle angherie e dallo sfruttamento, l'aveva decapitata nel giardino della villa della contessa a Treviso, dopo essere stato rimproverato per il lavoro mal eseguito. Era il 1903 e con Zenobia Teodolinda contessa d'Onigo che con i suoi lasciti, grazie alla generosità di Caterina, ha dato vita alle Opere Pie d'Onigo. (e.f.)

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso