La seta cinese è scadente si torna alla bachicoltura

TREVISO. Non un nostalgico ritorno al passato, ma un vero e proprio volano economico. Si torna a parlare di bachicoltura, proprio in provincia di Treviso, la terra in cui un tempo questa attività fece la fortuna di tante, tantissime famiglie contadine. Dopo un black out della produzione dovuto a un principio attivo utilizzato nei frutteti trentini ma che, trasportato dal vento, faceva così male ai gelsi nostrani che sfamavano i “cavalieri” (nome dialettale dei bachi da seta), a distanza di quasi trent’anni si può annunciare la rinascita della via della seta in Veneto con i bachi che hanno ripreso a filare. Un tema che sta appassionando tanti giovani agricoltori e sul quale spinge il tessuto industriale nostrano e non solo che ne avrebbe fatto richiesta per primo. Stanco di ritrovarsi a lavorare con seta scadente, proveniente dalla Cina, della quale almeno il 30% finisce sistematicamente nella spazzatura, ha iniziato a spingere per la ripresa di quella che un tempo fu un’attività tipicamente nostrana, la bachicoltura. «La bachicoltura era quasi scomparsa, con la Cina che comanda il 90% del mercato della seta. Negli anni 70 politiche di mercato al ribasso hanno portato alla chiusura delle filande: dalla Cina la seta arrivava a 17 dollari al chilo, mentre qui veniva venduta a 23. Ora però vale 75 dollari al chilo senza che questo aumento di prezzo vada di pari passo con un aumento della qualità anzi», spiega Fernando Pellizzari, ex presidente dell’associazione nazionale dei bachicoltori, ora sciolta, ma che stando così le cose verrà presto ricostituita, «ora però sono proprio i nostri industriali a chiedere una seta di qualità migliore. Sono nati diversi progetti, quello di Villiago e quello della Via della Seta del Veneto. Ma non solo: mentre solo un anno fa i telaini di baco da seta in Veneto saranno stati appena 25, oggi sono già un centinaio. Sessanta di questi sono concentrati nella provincia di Treviso». Per sostenere questo ritorno alla bachicoltura (a cui si agganciano molti temi, come quelli della tutela ambientale, l’industria tessile del Made in Italy, la commercializzazione dei prodotti doc) Donne Impresa Coldiretti ha organizzato un incontro per domani: “La bellezza appesa a un filo di seta” per rilanciare la bachicoltura in Veneto. L’appuntamento è alle ore 15 all’ex Filanda Motta di Campocroce.
«Rispondiamo ad una richiesta impellente di materia prima di qualità. In questo senso abbiamo sollecitazioni dall’industria tessile e dai laboratori artigianali», spiega Franca Castellani presidente delle agricoltrici di Coldiretti Veneto, «Donne Impresa raccoglie questa ennesima sfida non con spirito nostalgico ma con rinnovato entusiasmo».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso