La ribellione delle prostitute-schiave

Gestivano il mercato della prostituzione nel tratto della Pontebbana che va da San Fior fino ai confini con il Friuli. Alla decina di giovani lucciole dell’Est che lavoravano alle loro dipendenze imponevano una sorta di tassa sull’occupazione del suolo. Cinquecento euro a settimana e guai se qualcuno osava ribellarsi. Due sorelle rumene, però, reclutate ad aprile e costrette a battere nella zona di Godega di Sant’Urbano hanno trovato il coraggio per denunciare i loro aguzzini ai carabinieri del comando provinciale di Treviso che hanno condotto l’indagine. Dietro le sbarre del carcere sono finite tre persone per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Si tratta di Dritan Nikolli, un albanese di 35 anni, Lirim Rakip, macedone di 29, e Alina Lenuta Limpanu, rumena di 24.
Tassa sul suolo pubblico. Il trio dell’Est gestiva da tempo una decina di ragazze, tutte giovani, che esercitavano lungo la Pontebbana lungo il tratto che va da San Fior fino al confine con il Friuli. Ad ognuna chiedevano una “tassa” di 500 euro settimanali per potersi prostituire sulla Pontebbana. Un prezzo che comunque era destinato ad aumentare in proporzione al numero di prestazioni consumate.
Il terminale italiano. I tre aguzzini erano il terminale italiano di una più vasta organizzazione dedita all’induzione alla prostituzione. Le ragazze venivano infatti reclutate in alcuni paesi dell’Est, in particolare in Romania ed in Ungheria, con false promesse di lavoro e poi venivano imbarcate sul primo aereo per Treviso. Qui le giovani venivano prese in carico da Nikolli, Rakip e Limpanu che le istruivano e le facevano alloggiare in alcuni alberghi sulla Pontebbana. Alina Lenuta Limpanu era considerata la “secondina” dell’organizzazione. Era infatti lei a controllare con rigore sulla Pontebbana il lavoro delle lucciole e a segnalare tempestivamente ai complici la presenza di eventuali nuove prostitute, subito allontanate o indotte a pagare per prostituirsi nel loro territorio.
Sorelle ribelli. Sono state due giovani sorelle rumene, che da aprile scorso si prostituivano sulla Pontebbana a Godega di Sant’Urbano, a trovare il coraggio di denunciare ai carabinieri i loro sfruttatori. Hanno raccontato di essere state attirate con l’inganno a Treviso e di essere state costrette a prostituirsi con la minaccia e le violenze psicologiche. Sette mesi d’inferno tra paure e vessazioni.
Il blitz. I carabinieri hanno posto fine all’attività del trio di sfruttatori dell’Est all’alba di ieri quando si sono presentati nelle loro abitazioni, notificando l’ordine di custodia cautelare in carcere emesso dal gip del tribunale di Treviso su richiesta del pubblico ministero Iuri De Biasi. Il comandante provinciale dei carabinieri, Ruggiero Capodivento, ha sottolineato in conferenza stampa la fondamentale collaborazione delle prostitute che hanno deciso di ribellarsi ai loro sfruttatori ed ora inserite in una sorta di programma di protezione. Soddisfatto anche il capo della procura Michele Dalla Costa: «Questa operazione è la dimostrazione che i cittadini devono avere fiducia nelle istituzioni».
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