La Restera 2, nuova ciclopedonale del Sile

Collegherà la città all’ospedale. Entra nel piano degli interventi, l’iter partecipato è decollato lunedì
ZAGO AG.FOTOFILM TREVISO INCONTRO ''PIANO DEGLI INTERVENTI'' AUDITORIUM STEFANINI
ZAGO AG.FOTOFILM TREVISO INCONTRO ''PIANO DEGLI INTERVENTI'' AUDITORIUM STEFANINI

La seconda Restera? Si è materializzata l’altra sera, all’auditorium Stefanini, come uno dei prossimi progetti della giunta Manildo.

Si prenderà dal ponte dea Goba, con il passaggio sopra il fiume, e poi partirà, esattamente di fronte a quella che c’è oggi, dal tunnel sottostante la ferrovia, oggi nascosto e in pieno degrado, fra erbacce.

Ma recuperabile, per farne la porta del nuovo percorso ciclopedonale che l’amministrazione vuol come nuovo modo di vivere il Sile, sul lato destro.

È uno dei progetti della città del futuro, che l’amministrazione vuole realizzare con i cittadini, in un modello di urbanistica partecipata. Il percorso per il nuovo Piano degli Interventi, declinazione del Pat dopo l’atto del sindaco che ha dettato le linee guida. Un progetto, peraltro, che negli intenti della giunta Manildo dovrà diventare anche il collegamento principe fra il centro storico e l’ospedale Ca’ Foncello, o meglio la futura cittadella sanitaria, non solo l’altra Restera per arrivare alla fine di via dell’Ansa, ai confini tra Treviso e Silea sulla sponda destra. L’altra sera alle Stefanini , dopo il saluto dell’assessore alla partecipazione Liana Manfio hanno illustrato procedure metodi e le innovazioni procedurali l’architetto Giuseppe Cappochin, responsabile del gruppo che segue l’iter per Ca’ Sugana e il presidente della commissione urbanistica Giovanni Negro, affiancati dal dirigente del settore Urbanistica, Stefano Barbieri. Erano presenti diversi consiglieri comunali (Zuliani, Pelloni, Caldato ,Bozzo e Pezzato della maggioranza, Conte per le minoranze; Bozzo non ha mancato di fare rilievi), esponenti delle associazioni ambientaliste, Italia Nostra in primis, e comitati e per la viabilità, come quella di Sant’Antonino e Treviso Sud, che non a caso ha rilanciato la questione del Terraglio Est e del suo raccordo alla tangenziale.

In sala c’e stato chi ha apprezzato e mostrato curiosità per le innovazioni democratiche dell’iter (tavoli di lavoro tematici, forum in rete), chi ha espresso allarme per le possibili speculazioni nelle 12 aree strategiche, dove però il comune ha già assicurato che metterà precisi paletti con bandi di interesse pubblico, chi è rimasto sorpreso per il kit riservato ai bambini (un modo per sensibilizzare gli alunni al progetto della città, e coinvolgere dunque anche le famiglie), chi ha ribadito le istanze delle periferie.

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