La prof di Treviso in difesa del congiuntivo: «Avevamo visto giusto»

TREVISO. Congiuntivo, questo sconosciuto. Bistrattato sui social e anche nelle aule universitarie, al punto da spingere un esercito di intellettuali a chiedere l'intervento del governo per colmare le lacune linguistiche delle matricole. Ma in tempi non sospetti, per l’esattezza 15 anni fa, Maria Cristina Andreola, una professoressa trevigiana, aveva già sposato la battaglia. Anzi, aveva fatto di più, pensando di fondare il “Movimento in difesa del congiuntivo”.
All’epoca gli alunni della scuola Ciardi vennero coinvolti nella ricerca degli strafalcioni presenti sulle pagine dei quotidiani. Oggi il tema si ripropone addirittura su scala nazionale. «Sono molto felice nel vedere una sensibilità crescente verso la lingua italiana» spiega la docente, che giusto ieri ha portato alle Masaccio, l'articolo della Tribuna datato 2002 in cui si parlava della sua iniziativa. Ci aveva visto giusto la professoressa, che in tutti questi anni di insegnamento ha continuato a spiegare ai suoi alunni il valore di grammatica, ortografia e sintassi.
«È importante imparare bene l'uso della nostra lingua, ampliare il vocabolario e rafforzare le competenze lessicali» continua. Una battaglia che si scontra con la frenesia delle nuove tecnologie, dove la punteggiatura viene omessa, si usano le “x” al posto dei per e le maiuscole sono solo un lontano ricordo. Omissioni quasi scontate che diventano segni rossi sul tema e, peggio ancora, figuracce all'università. «Non è solo una questione di brutti voti» conclude l'insegnante «a volte ci esprimiamo in modo banale, facendo vincere la pigrizia a discapito della correttezza. Purtroppo, se gli errori non vengono corretti alle elementari, finiamo per trascinarli con noi anche successivamente nel mondo del lavoro».
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