«La memoria: dovere collettivo» Così Liliana Segre e Samuel Artale

A Cessalto 300 studenti riuniti per celebrare il ricordo della Shoah  Il Comune avvierà l’iter per la cittadinanza onoraria alla senatrice a vita 
calzavara agenzia foto film cessalto incontro studenti con samuel g.artale
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l’incontro

«Saluto con vero piacere tutti i presenti all’incontro di Cessalto. In particolare i ragazzi e le ragazze delle scuole della zona, oltre alle autorità e ai cittadini tutti». Inizia così la lettera scritta dalla senatrice a vita Liliana Segre e dedicata ai partecipanti che ieri a Cessalto hanno incontrato il sopravvissuto al genocidio dell’Olocausto Samuel Artale Von Belskoj Lexy. Un evento organizzato dall’amministrazione comunale, pronta a partire con l’iter per assegnare alla parlamentare Segre la cittadinanza onoraria. La missiva della senatrice, dedicata ai ragazzi del territorio, è stata letta di fronte a oltre 300 giovani delle scuole di Cessalto, Motta di Livenza e Meduna, accorsi ieri al palazzetto dello sport per ascoltare la testimonianza di Samuel Artale, sopravvissuto, come Liliana Segre, ad Auschwitz. «La Giornata della Memoria è importante– ha proseguito la senatrice– l’occasione in cui una intera comunità fa i conti con il passato e con un evento eccezionale come la tragedia della Shoah». Non mancano nella lettera i ricordi personali: «Ero una bambina di 8 anni quando nel 1938 il regime fascista promulgò le leggi razziste che criminalizzavano la comunità ebraica italiana. Fu allora che fui espulsa da scuola. Non riuscivo a capire e in effetti era tutto così assurdo. Ancor meno capii quando mi trovai nel 1943 nell’orrore del campo di sterminio di Auschwitz lì era ovunque morte, violenza, distruzione, assurdità. Per questo le iniziative sulla memoria non sono mai abbastanza, perché non bisogna mai dimenticare il passato e perché questo può sempre, magari in forme diverse, infiltrarsi e riproporsi. E in effetti è purtroppo cronaca di tutti i giorni, in Italia e nel mondo, il ripetersi di attacchi antisemiti, di discriminazioni razziali e una più generale ondata di odio sul web e non solo». Samuel Artale ha quindi preso la parola. Era il 13 aprile del 1944, aveva 7 anni, è stato deportato insieme alla famiglia. «Le vittime e i carnefici di quanto avvenuto in quegli anni stanno scomparendo, senza memoria non c’è storia, non c’è vita c’è solo il nulla– ha detto Artale– quando tutti i testimoni non ci saranno più sarà un problema, mi sono impegnato a scrivere un libro per cercare di contrastare il negazionismo che serpeggia nella società, facendosi più forte. Saranno le nuove generazioni a portare avanti la nostra testimonianza. Ai giovani dico, vivete con la convinzione che non ci siano giovani ebrei, mussulmani, cristiani, ortodossi, ma giovani del mondo. Pensate a cosa fare di buono per voi e per gli altri. Forse questo renderà la nostra vita migliore e ci renderà tutti più umani». —

Gloria Girardini

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