La Marca piange Bonazza, l'imprenditore tradito dal suo sogno
I ricordi dei colleghi: «Aveva completato i cantieri più importanti della Marca». Non aveva mai perso la passione per gli ultraleggeri e per il paracadutismo

Antonio Bonazza è morto sabato pomeriggio per le conseguenze di un drammatico incidente aereo in provincia di Brescia. Dopo l'impatto il velivolo ha preso fuoco, e il pilota è morto divorato dalle fiamme.
Si divideva tra Paese, dove gestiva la storica azienda di famiglia Bonazza Costruzioni Snc, con cui aveva completato alcuni dei più importanti cantieri della Marca, e San Giuseppe a Treviso, dove abitava. Sposato con Laura e papà di una figlia, Antonio Bonazza era conosciuto da tutti sulla “piazza” di Treviso, un compagnone che per tutti era, semplicemente, Tony.
«Era una persona favolosa» racconta l’amico e compagno di passione Paolo Moretti, socio dell’aviosuperficie di Montebelluna, «iperattivo, capacissimo, attento e curioso. Un uomo mai domo che non dimostrava l’età che aveva, nè di corpo nè di spirito. Un gran lavoratore. Per lui volare era naturale, da sempre, avrà cambiato quattro aerei da quando lo conosco. Era esperto e capace, non una persona da rischiare la vita e anzi, qui era un punto di riferimento, per il volo e per l’amicizia. È un dolore immenso che toglie il fiato». La passione del volo lo aveva contagiato durante l’esperienza con i parà della Folgore. Lassù, in aria, lo aveva conosciuto anche un altro appassionato del volo con ultraleggeri, l’ex vice sindaco di Pieve di Soligo Giuseppe Calissoni: «È una notizia che mi sconvolge, fino a qualche anno fa aveva l’aereo nella nostra aviosuperficie, a Vidor. Ricordo il suo bel carattere, simpatico, cordiale e scherzoso. Anche dopo che si era spostato a Montebelluna ogni tanto passava a trovarci, si fermava con il suo ultraleggero ad ala bassa. E ricordo un altro particolare: aveva realizzato lui la pavimentazione in cemento all’esterno del suo hangar, che prima era in ferro battuto».
Lo aveva realizzato lui, con le sue mani, perché oltre al volo l’altra sua grande passione era l’edilizia. Antonio Bonazza, conosciuto a Treviso come Toni, era infatti titolare della Bonazza Costruzioni Snc di Paese. «Hanno costruito tutta Treviso», ricorda l’ex campione del rugby Ferdi Sartorato, ora collega dell’impresario morto in volo, «era un grande professionista molto conosciuto in centro. Ci vedevamo nei fine settimana, era un uomo che viveva “la piazza” e i locali storici di Treviso, davvero un pezzo di storia della città. Aveva lavorato nell’impresa di famiglia, fondata dal papà, con suo fratello Gabriele, morto qualche anno fa». La famiglia usciva da un’altra tragedia: la moglie di Gabriele, Natalina, era morta nel 1997 in un incidente stradale. Bonazza aveva messo il cuore e le mani su alcune delle opere più conosciute dai trevigiani: il restauro della chiesa di Santa Rita, la nuova chiesa di Marcon e Villa Lorenzon sul Put per contro della Cattolica di Roma, e ancora gli appartamenti di pregio costruiti a San Giuseppe (il quartiere in cui aveva vissuto, dividendosi con Paese, dove ha sede l’azienda), la nuova sede della Bonaventura Raccordi, il centro sportivo Berna a Mestre, gli impianti sportivi di Casier. Antonio e Gabriele erano i re dell’edilizia, avevano continuato con ottimi risultati l’attività del padre.
«Antonio era un grande personaggio, proprio come suo papà» spiega Gianfranco Trabucco, architetto di Treviso con cui la vittima aveva più volte collaborato, «con un carattere positivo e attivo. Assieme a lui avevamo restaurato anche il municipio di Maserada, riuscendo a non interrompere mai l’attività lavorativa: avevamo programmato l’opera in modo che i dipendenti potessero rimanere all’interno».
I due si conoscono da una vita. E l’architetto Trabucco ricorda che Bonazza, quella passione per il volo l’ha sempre avuta: «Da quando lo conosco è così. Se non era l’ultraleggero, era il paracadute, ma era sempre per aria. Anzi, a volte mi ha raccontato anche di qualche incidente: una volta il paracadute gli si era aperto in ritardo, e si è salvato per miracolo. A quanto ne so, comunque, non si prendeva mai dei rischi: era responsabile. Oltre che molto vivace e aperto, come hanno raccontato tutti».
In tanti ora ne piangono la scomparsa. I tanti che lo conoscono e lo hanno apprezzato umanamente si stanno stringendo attorno alla famiglia: sono ore difficili per la moglie Laura e la figlia, che lavorava in azienda e che ora porterà avanti la Bonazza Costruzioni con il suo passato glorioso e la forza che Antonio continuerà a infonderle da lassù, dove ha sempre amato stare.
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Argomenti:incidenti stradali
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