La Guerra dei musei quasi tutti inaccessibili

TREVISO. Bisogna fare i conti con gli orari spesso impossibili, le chiamate al possessore delle chiavi per farsi aprire, le ferie e le malattie del custode. E ancora con le lunghe chiusure per restauri e le prenotazioni obbligatorie. Siamo nel cuore delle celebrazioni per il centenario della Grande Guerra (2014-2018), sono stati varati (e finanziati) numerosi progetti sull'anniversario della prima guerra mondiale, eppure visitare la ventina di sacrari, musei e collezioni dedicati alle battaglie che hanno visto la Marca - tra il Grappa e il Montello, tra il Piave e Vittorio Veneto - uno dei suoi maggiori teatri, può diventare una corsa ad ostacoli.
Il nostro giro della memoria tra i musei dedicati alla Grande Guerra inizia dall'ufficio informazioni turistiche di Treviso, in piazza Borsa. Il materiale informativo a disposizione è datato e riservato a chi conosce le lingue. C'è una «Guida ai luoghi della Grande Guerra nelle province di Belluno, Treviso, Venezia e Vicenza» ormai disponibile solo in francese o tedesco: nella presentazione c’è Luca Zaia ministro dell’Agricoltura (2008-2010).Ci sono poi un opuscolo realizzato dalla Provincia che si trova solo in inglese e una mappa voluta dalla Regione per le celebrazioni "Veneto 2014-2018", questa sì in italiano.

La memoria della Grande Guerra è disseminata in tutta la Marca. Il museo principale è naturalmente quello della Battaglia a Vittorio Veneto, aperto tutti i giorni (escluso lunedì) e con possibilità di aperture straordinarie per gruppi. Altro caposaldo è il "Museo storico della Grande Guerra 1915-1918" di Maserada, dove sono esposti numerosi reperti restituiti dal Piave, che però è chiuso dal 5 dicembre all'8 gennaio 2017 per lavori di adeguamento dell'impiantistica. Chiuso per lavori anche il "Museo della Guerra 1915-1918" di Crespano, un migliaio di reperti provenienti in buona parte da una donazione di un privato al Comune. Impossibile visitare l'esposizione da mesi, dovrebbe riaprire all'inizio del 2017. Stesso copione (e stessi problemi) per il "Museo del '900 e della Grande Guerra" di Crocetta: è chiuso da giugno perché sono in corso i lavori di rifacimento dei bagni e di installazione dell'ascensore.

L'auspicio dell'associazione "Gruppo Bisnent", motore del museo, è di riaprire a primavera. Per visitare il "Museo della Grande Guerra" di Moriago bisogna prendersi per tempo: la piccola collezione di reperti è esposta in sala consiliare e quindi gli accessi sono subordinati agli orari di apertura al pubblico del municipio. C'è chi aveva provato a restare aperto tutte le domeniche per intercettare visitatori, ma si è dovuto (purtroppo) arrendere di fronte agli accessi che si contavano sulle dita delle mani. E' il caso del "Museo Cea Medio Piave" di Sernaglia, gestito dai volontari di Legambiente che ora aprono la collezione al sabato e domenica, ma solo su prenotazione. Mentre nella graziosa frazione di Liedolo di San Zenone c'è il "Piccolo museo della guerra ed etnografico" che è di proprietà del signor Vincenzo, il quale va scomodato ogniqualvolta ci sia qualcuno interessato alla visita.

Discorso diverso (ma non troppo) per i sacrari militari, la cui gestione è in capo al Ministero della Difesa. Il più conosciuto, a Cima Grappa - dove il sacrario militare italiano è collegato a quello austroungarico - è sempre accessibile, mentre il museo osserva orari da manuale. E lo stesso dicasi per il sacrario militare del Montello a Nervesa e per quello di Fagaré di San Biagio.

Ma non è sempre così: chi ad esempio non si accontenta di visitare solo dall'esterno il monumento ossario francese di Pederobba, lungo la Feltrina, ma vuole entrare là dove si trovano i resti dei soldati, deve chiamare in Comune e prenotare una visita. Le chiavi della porta sono in possesso di un'associazione e serve accordarsi con il volontario di turno per riuscire nell'"impresa". Sacrario o museo che sia, quando il custode è uno solo, capita di poter trovare chiuso per ferie o per malattia. «Cerco di andare in ferie nei periodi morti» confida uno di loro, «Ma solo da solo e se ho impegni improrogabili, chiudo e basta. Altrimenti come faccio?».
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