La fuga e poi la gloria La città omaggia Ballan a dieci anni dal Mondiale «Un’emozione unica»

La celebrazione
Castelfranco
Una giornata tutta dedicata al campione castellano che dieci anni fa vinse la medaglia d’oro al Campionato mondiale di ciclismo, Varese 2008. Con una stoccata micidiale a due chilometri dal traguardo, Alessandro Ballan riuscì a volare e lasciarsi dietro gli avversari. Poco dopo la vittoria, le campane di Castelfranco suonarono. Ballan era partito secco. Nessuno aveva le sue gambe in quella giornata di settembre, nessuno poteva prenderlo.
Durante la serata di ieri sera al Teatro Accademico di Castelfranco, Ballan, davanti alla sua città ha alzato ancora una volta le mani al cielo. Una serata Mondiale che ha radunato attorno al palco dell’Accademico importanti campioni del mondo delle due ruote: dal presidente della Fci, Renato Di Rocco, gli iridati Francesco Moser, Maurizio Fondriest, Moreno Argentin, Gianni Motta, Matteo Tosatto, Silvio Fauner, Stefano Guidolin e Paolo Bettini. Ma perché a Castelfranco l’intera storia del ciclismo italiano? «Doveva essere un momento “intra nos” con il club, ma grazie al Panathlon Club e all’amministrazione di Castelfranco abbiamo voluto condividere il nostro grande sogno assieme a tutta la comunità e per sensibilizzare anche sulla sicurezza stradale».
Alla grande festa di ieri sono state anche abbinate altre tre importanti ricorrenze: la prima riguarda la sicurezza stradale con l’associazione Aifvs di Campigo, la seconda è una raccolta benefica promossa da Montura con maglia dedicata per finanziare un progetto di sviluppo sociosanitario in Mongolia, la terza ha riguardato il concittadino di Alessandro Ballan, Giandomenico Sartor, atleta paraolimpico che vuole prendere parte alle olimpiadi di Tokyo 2020 e ha avviato un crowdfunding per l’acquisto di una carrozzina da corsa – mediamente costano 20 mila euro – che gli permetterà di gareggiare.
Una giornata all’insegna della solidarietà e del ricordo dei grandi momenti che ha rivisto Alessandro Ballan raccontare la sua grande fuga. «Cercavo di limare le curve, ho preso la scia della moto ma ormai era scappata, sono riuscito a pennellare la fuga fino a quando, a 400 metri dall’arrivo, mi son girato per controllare il distacco. Un boato mi ha sempre accompagnato fino al traguardo». Mentre ieri sera Alessandro raccontava la sua impresa, il pubblico dell’Accademico rimaneva con il fiato sospeso. «Vincere il campionato del mondo è un’emozione unica, è il sogno che porti nel cuore e che mi sono immaginato ogni notte fino al giorno della corsa».
Sul palco anche alcuni suoi compagni di squadra che quel giorno portavano la maglia azzurra e che hanno combattuto fino all’ultimo metro per portare Ballan fino al fatidico stacco. «Momenti intrisi di gamba» li ha definiti Paolo Bettini. Poi la motivazione urlata all’orecchio di Ballan: «Ale, puoi vincere». Il canovaccio su cui la squadra azzurra si era mossa nel 2008 era semplice: muovere la squadra. E fare squadra è anche l’obiettivo del sindaco Stefano Marcon e Paola Conte, presidente di Aifvs che si batte ogni giorno per i diritti dei pedoni e dei ciclisti. «Grazie alla sensibilità di Ballan abbiamo avuto l’opportunità di portare il nostro messaggio in una platea d’eccezione». —
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