La Cosmo e i rifiuti inquinanti A Noale scoppia un altro caso

PAESE. «Ci si preoccupa più di possibili azioni legali nei confronti di chi chiede verifiche che di effettuare controlli utili invece per la salute pubblica». Può essere riassunto così il pensiero di Alberto De Franceschi, il tributarista noalese che, dopo lo scoppio dell’inchiesta sullo smaltimento dei rifiuti che ha investito la ditta Cosmo - i carabinieri della Forestale hanno sequestrato 200 mila tonnellate a Paese di rifiuti inquinanti nella ex cava Campagnole più altri 80 mila in via Mestrina a Noale, due siti gestiti dalla Cosmo - ha presentato in Comune a Noale un’istanza affinché fossero effettuati dei controlli su un’area vicino via Fornace. In quell’area, di proprietà dell’azienda agricola Ecogreen, la Cosmo ha effettuato dei lavori di sistemazione morfologica. Le due aziende sono in qualche modo legate: Claudio Cosmo è infatti titolare dell’omonimo Gruppo ed è anche il rappresentante legale della Ecogreen.

«Due giorni dopo il deposito della segnalazione», spiega De Franceschi, «il rappresentante legale della Ecogreen, Claudio Cosmo, presentava in Comune istanza di accesso ai miei atti allo scopo di valutare se quanto da me segnalato fosse passibile di denuncia. Sono stato avvisato di questa presa di posizione dal Comune con una comunicazione nella quale non solo mi si informava dell’istanza di accesso agli atti presentata dalla ditta ma, altresì, dello scopo della stessa di adire le vie legali», ricorda De Franceschi, «precisazione che, almeno dal sottoscritto, veniva percepita come monito a non perseverare oltre nella volontà di far chiarezza sulla tipologia di smaltimento operato dalla Cosmo sul terreno in questione. Ritengo che, aldilà delle iniziative mie come privato cittadino, l’ente locale abbia il dovere di effettuare tutto quanto in suo potere per accertare che l’attività svolta nel proprio territorio avvenga nel rispetto delle regole ». —



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