La città “scopre” di avere un suo inno «Rappresenta il senso delle nostre radici»

LA CURIOSITà
La “Divisione Vittorio Veneto”, insignita della cittadinanza onoraria il 4 novembre dal Comune, ha portato alla riscoperta dell’Inno di Vittorio Veneto. Anche la città, infatti, ha un suo inno e pochi lo sapevano. Il suo significato ci viene svelato dal generale Carlo Lamanna, comandante della Divisione.
Comandante, come presenterebbe l’inno di Vittorio Veneto, suonato dalla banda della brigata Folgore durante la cerimonia del 4 novembre.
«L’inno Vittorio Veneto è una composizione del maestro Amleto Lacerenza, già direttore di banda militare durante il secondo conflitto mondiale che successivamente, nel 1964, divenne il primo direttore della banda dell’Esercito Italiano. È un’opera che si articola in due ben distinte componenti: quella musicale che, senza entrare nei tecnicismi, è una marcia basata su accordi di numerose altre marce militari ed inni dell’epoca, finanche dell’inno di Mameli».
A questa componente si sovrappone, solo dopo una lunga parte iniziale puramente strumentale, un testo. Che cosa dice?
«Il testo affronta in sei strofe tutte le prospettive della virtù militare che la battaglia di Vittorio Veneto dimostrò. Parte dal sacrificio, inteso fino al suo massimo significato di perdita della propria esistenza sotto le raffiche di “mitraglia” nemiche e con il concetto di Patria e di amore per essa che i giovani combattenti di quella battaglia dimostrano. La fierezza dei ragazzi al fronte e il simbolo, il tricolore, che tutti li accomuna e per il quale tutti insieme affrontano il sacrificio. La forza del gruppo, che solo grazie alla sua compattezza e al suo spirito riesce a cambiare le sorti del conflitto. La vittoria, i caduti, i compagni che nella battaglia persero la vita combattendo fianco a fianco, cui va il vero onore per la vittoria conseguita. E infine la Gloria, la celebrazione dei ragazzi che combatterono, definiti “difensori della frontiera”, che hanno reso la nazione nuovamente libera e proiettata verso un futuro di nuove aspettative».
Ammetterà che oggi queste parole suonano un po’ retoriche...
«Ma è un bell’inno, il Vittorio Veneto. Sicuramente, nonostante la sua composizione avvenga a cavallo della metà del secolo scorso, quasi “retrodatato” nelle sonorità e nelle parole, proprio a ricreare l’atmosfera e la retorica dell’inizio ‘900 nel quale gli eventi bellici narrati necessariamente lo collocano. Non a caso è definito “inno, marcia di giubilo e rimembranze”».
Cosa rappresenta Vittorio Veneto per un militare italiano del terzo millennio?
«Rappresenta le fondamenta, il principio che ogni soldato porta nel suo quotidiano operare al servizio della Nazione. Una sorta di “imprinting” che genera e guida le azioni di tutti gli uomini in divisa. Vittorio Veneto ha rappresentato il massimo esempio di sacrificio, coesione, determinazione, forza e voglia di rivalsa che la nazione riuscì a esprimere in maniera unitaria contro l’invasore. I sacrifici delle genti d’Italia, i settecentomila morti militari e i seicentomila civili che rappresentarono l’abominevole tragedia che annientò in quattro anni quasi il 3 per cento della popolazione, sono ancor oggi un monito e un fortissimo richiamo al dovere e al servizio che ciascun militare sente responsabilmente di dover assicurare quotidianamente attraverso il suo operare. Solo la conoscenza della storia, delle sconfitte e delle vittorie che hanno consentito la creazione della nostra società, possono illuminare il nostro cammino, fornendoci la direzione e l’orientamento anche nei momenti più difficili».
Come crede la Divisione saprà interpretare l’importante eredità del nome attribuitole il 1° luglio scorso, quello appunto di Vittorio Veneto?
«La Divisione Vittorio Veneto è una grande unità complessa che ha alle dipendenze quattro brigate caratterizzate da importantissime peculiarità. È un comando che si addestra costantemente a pianificare e a operare in scenari ad alta intensità e dinamicità, composto da personale altamente qualificato e di spiccata esperienza d’impiego nei più svariati contesti e teatri operativi internazionali. Non voglio peccare di immodestia se affermo che sicuramente la Divisione renderà onore al nome di Vittorio Veneto, proprio perché dotata di reparti di prim’ordine e perché composta da donne e uomini in possesso di una eccezionale motivazione e di un forte slancio verso le sfide che avranno di fronte nei prossimi mesi e nei prossimi anni. In un mondo che corre veloce la Divisione saprà avanzare compatta e determinata, proprio come lo fu Vittorio Veneto per quei ragazzi che per primi vi entrarono in quel lontano pomeriggio del 30 ottobre 1918». —
Francesco Dal Mas
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso