La casa di riposo come una famiglia Addio a Maggi, manager del sociale

CONEGLIANO. Dopo aver contribuito a fare della Zoppas la “Fiat di Conegliano”, Antonio Maggi Perrotta, una volta in pensione, ha trasformato una casa di riposo destinata altrimenti alla marginalità, in un centro per anziani e di riabilitazione dalle prestazioni più innovative. Parliamo dell'Opera Immacolata di Lourdes di Conegliano, dove Maggi è morto l'altra notte, a 82 anni, a seguito di una lunga malattia, assistito dalla moglie Luigina e delle due figlie, Angela e Roberta. Dopo essere stato dirigente della Zoppas, tra gli Anni ’60 e ’70, e della San Benedetto, sempre della famiglia Zoppas, nell'imminenza della pensione, Maggi ha accettato una nuova sfida. A proporgliela è stato nel 1999 l'allora vescovo Magarotto: farsi carico del recupero dell'istituto di ricovero Immacolata di Lourdes, nell'ambito della fondazione diocesana Santa Augusta. «Quella è diventata la sua seconda casa, la seconda famiglia - ammette la moglie - Antonio vi ha dedicato tutto se stesso». E come presidente della fondazione si è fatto carico anche della Botteselle di Col San Martino, dove, nei giorni scorsi, è entrata la Pet Therapy (terapia con l'animale), una delle tante novità volute da Maggi. Per dieci giovedì, dodici ospiti della Casa, godranno della compagnia della cagnolina Gigia. La cagnolina interagendo con gli ospiti stimolerà la loro sensorialitá. «Un successo, quest'intraprendenza - riconosce Floriano Zambon, sindaco di Conegliano e presidente della Conferenza dei sindaci - Maggi ha saputo innovare la tradizionale assistenza agli anziani, inserendoli in ambienti confortevoli e riabilitativi, garantendo il massimo della dignità alle persone». Il manager è stato un precursore, avviando il centro diurno per anziani. Abruzzese di origine «all'Immacolata lo chiamavamo il marsicano», come ricorda il direttore amministrativo Ezio Saccon, «perché era tenace nel perseguire gli obiettivi che ci prefiggevamo». Maggi ha attraversato lo sviluppo industriale della città, con le sue contraddizioni nell'uso stesso del territorio. Ma all'Immacolata - riconosce il sindaco Zambon - ha saputo sapientemente coniugare il rispetto dell'esistente con i futuri sviluppi, senza provocare impatti, e gli va riconosciuta, fra l'altro, una grande capacità di trovare i necessari finanziamenti, senza fare il questuante. Quando sul posto si trattò di innalzare un traliccio per la telefonia mobile, Maggi non esitò a schierarsi contro. I suoi anziani dovevano beneficiare del massimo anche di comfort ambientale. «Antonio era un uomo buono»: così Maggi resta nel cuore della moglie Luigina «non sapeva dire di no a nessuno che avesse bisogno». E così ha concepito la sua missione anche all'Opera Immacolata. Sarà lo stesso vescovo di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo, a ringraziarlo per il bene profuso. Lo farà presiedendo il rito funebre giovedì 26, alle 15, nella chiesa di San Pio X.
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