«La Carnielli non fallirà l’ho venduta per salvarla»

VITTORIO VENETO. La Carnielli di San Giacomo, erede della storica fabbrica della “Graziella”, non chiuderà per fallimento. Sarebbe una fine troppo ingloriosa e il proprietario, Maurizio Moretto, si ribella a quest'ipotesi, coltivata negli ultimi giorni da alcuni lavoratori e dalla Fiom Cgil, che in settimana presenteranno istanza di fallimento. Così, almeno, ha annunciato Paolo Pagotto, segretario della Fiom.
Si va, dunque, al concordato preventivo, se riesce a convincere il sindacalista Pagotto ad astenersi dal portare in tribunale la richiesta di fallimento?
«Certo che sì. Io ho presentato ben due domande di concordato. E Pagotto lo sa benissimo».
Ma i tempi si sono assurdamente allungati.
«Non mi spiego perché il tribunale non accelera questi tempi. La prospettiva del fallimento si può assolutamente evitare».
Ma come? Il sindacato sostiene di aver atteso inutilmente un anno e che non c'è alcuna ipotesi di vendita.
«Lo dice il sindacato. Ma non è vero. Io la fabbrica l'ho già venduta». -
A chi?
«A un importante gruppo sporitivo, che ha acquisito il marchio e che continuerà a fabbricare la cyclette, implementando le produzioni con importanti novità».
Le crediamo se ci dice il nome di questo soggetto.
«Credetemi sulla parola. Questo gruppo ha affittato la Carnielli e con questa disponibilità si va al concordato».
Quindi la Carnielli di Vittorio Veneto riaprirà i battenti?
«Purtroppo no. La produzione sarà fatta altrove, non so se a Bologna, a Padova, o in altre città. Magari utilizzando anche le storiche professionalità che avevamo a San Giacomo».
I lavoratori, come abbiamo scritto, sono preoccupati del Tfr, il trattamento di fine rapporto. Lo avanzano e non vedono prospettive.
«Lei si sbaglia. Il Tfr lo distribuiremo quando il Tribunale deciderà sul concordato. Questo la Fiom lo sapeva. Abbiamo sottoscritto un protocollo d'intesa al riguardo. Bisogna avere ancora un po' di pazienza, i tempi non dipendono dalla nostra volontà. E in ogni caso, i nostri comportamenti sono stati sempre corretti. La Fiom può testimoniarlo. Mai ci siamo sottratti al dovere di pagare quanto dovevamo ai nostri collaboratori».
Lei ha condotto la nuova Carnielli per più di 16 anni. Perché non ce l'ha fatta a proseguire?
«Il nostro mercato, quello delle attrezzature per il benessere, è letteralmente esploso e si è trasformato in una giungla. Specie con la crisi, a partire proprio dal 2008. Sono arrivati in Italia gruppi stranieri che ci hanno strangolato. Nessuno ci ha protetto. Altro che dazi o altre misure di tutela; se n'è parlato tanto, ma a vanvera. Ultimamente non eravamo più nelle condizioni di reggere. E a malincuore abbiamo dovuto lasciare il campo, rendendoci ben conto che con la nostra gestione si chiude l'epopea della prima industrializzazione del Vittoriese».
Basti ricordare che alla Carnielli delle origini si deve il modello di bicicletta, quello della “Graziella”, assurto a simbolo di un’epoca. La inforcò persino BB, la mitica Brigitte Bardot.
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