Ivano Sartor va in pensione «Archivi, tesoro di Marca»

RONCADE
Ancora due giorni, poi sarà pensione per Ivano Sartor. L’ex sindaco di Roncade, in politica nella Dc e poi nel Ppi (ha guidato il Comune dal 1995 al 2009), è alle dipendenze di Fondazione Cassamarca da quasi 20 anni. Ha seguito gli archivi contemporanei di storia e politica, che da Ca’ Tron troveranno presto nuova sede a Treviso, in gran parte a Ca ’ Zenobio. Un progetto che lo stesso Sartor varò subito dopo il Duemila, e che trovo l’immediato sostegno del presidente di Fondazione Cassamaarca, Dino De Poli.
«Fu lui a far cominciare tutto, quando mi invitò a studiare l’archivio del senatore ed ex sindaco di Treviso Mazzarolli: “Dacci un’occhiata”. Aveva ragione: ne venne fuori una pubblicazione molto ricca. Il primo tesoro di tanti che sarebbero arrivati: dai diretti interessati come quello di Lino Innocenti, o da un lavoro investigativo. Ci ho messo un anno per trovare l’archivio della Dc, quello del Pci al 90% fu buttato nei cassonetti della spazzatura».
Il futuro degli archivi?
«È assicurato da chi resta, e che ha lavorato al mio fianco sino a oggi. L’auspicio è che Treviso e la Marca abbiano piena consapevolezza di questo patrimonio unico, il più grande del Veneto, con i suoi quasi 7000 metri lineari di documenti. È davvero la storia della nostra provincia dal 1945 a oggi. E non solo. Non è il più antico, che è il fondo “Luccini” di Padova, ma dobbiamo essere orgogliosi, Luccini è comunque trevigiano».
Lei cosa propone?
«Il mio desiderio è che Fondazione Cassamarca con la Provincia e altre fondazioni creino le premesse per un grande archivio della nostra memoria collettiva del Novecento. Ci sono archivi preziosi individuali, dalla politica al cinema, istituzioni culturali in difficoltà nel trovare spazi, ma che hanno grandi patrimoni: c’è l’opportunità di creare qualcosa di ancora più straordinario, organico e coordinato, un’autentica casa comune della memoria trevigiana del XX secolo».
Ci indichi qualche gioiello.
«Difficile selezionare, fra tanti tesori. Ma certo l’archivio della Cassa di Risparmio della Marca Trivigiana è anche una luce inimitabile sul fascismo a Treviso e sull’intreccio con politica e finanza. Quello dell’azienda ospedaliera, Ca’ Tron era il granaio dell’ospedale dei Battuti, ha libri e documenti e cartografie antiche, ricercate dagli studiosi di tutta Europa. E poi i contributi di politici, amministratori, da Bepi Marton ed Agostino Pavan. Dopo il Vescovile è l’archivio con il maggior di contributi individuali. E poi gli archivi industriali, come quello della Chiari & Forti con tutte le sue valenze, compreso il marketing, con i Caroselli e le campagne pubblicitarie. Infine i fondi dei consorzi di bonifica e il Centro studi per la storia delle campagne venete, aperto insieme a Danilo Gasparini. E non c’è solo la dimensione provinciale, arrivano studiosi storici e docenti universitari da tutta Italia».
Lei cosa farà?
«Sono autodidatta, nasco come dipendente di un’azienda privata, ma la passione della ricerca storica è adesso la mia vita. Ho incarichi, progetti, lavori da seguire nel filone storico. E ho appena scritto un volume sulla resistenza del Basso Sile fra Trevigiano e Veneziano, uscirà a breve».
Lei vanta già un centinaio di pubblicazioni, dal 1999 in poi.
«Credo che il Novecento della nostro territorio e della nostra comunità sia una storia straordinaria, da ricostruire in tutta la sua evoluzione grazie appunto a questi documenti. E poi ci sono storie poco conosciute: i magazzini generali di Treviso, per dirne una, nascono come luogo di stagionatura della seta, dalla bachicoltura».
Quali sentimenti, ora che lascia la sua “creatura”?
«È stata una grande avventura, cominciata da un invito di De Poli. È cresciuta negli anni diventando un riferimento del nostro patrimonio culturale, grazie al sostegno di De Poli e Fondazione. Tanto più se aggiungiamo la biblioteca con decine di migliaia di volumi. Quella di agricoltura è veramente una delle più ricche su scala , vorrei dire, europea. Credo che questi archivi, con tutte le iniziative organizzate in questi anni, dai convegni agli incontri, alle pubblicazioni edite direttamente, chiedano ora la miglior continuità». —
Andrea Passerini
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