«Io sto con Antonio». Solidarietà al delegato della Replay di Asolo

Centinaia di email dalle Rsu della Marca alla Replay di Asolo per il reintegro di Schiavone

ASOLO. Delegato sindacale messo in cassa integrazione alla Replay di Asolo: scatta la solidarietà dei suoi colleghi di tutte le altre aziende trevigiane, che hanno inondato di email l’indirizzo dell’ufficio personale dell’azienda per chiedere il reintegro di Antonio Schiavone, il delegato in “cassa”. Tecnicamente si tratta di un’operazione di “mail bombing”: decine, centinaia di messaggi di posta elettronica spediti allo stesso indirizzo per gridare con forza la propria contrarietà al provvedimento assunto dalla Fashion Box, l’azienda cui fanno capo i marchi Replay.

La decisione della ditta aveva sollevato un vespaio di polemiche fin da subito per le sue modalità. La Fashion Box, infatti, aveva annunciato nei mesi scorsi lo stop a qualsiasi nuova procedura di cassa, rassicurando i propri dipendenti, salvo poi comunicare a Schiavone, da un giorno all’altro, l’avvio della procedura soltanto nei suoi confronti. Il caso aveva scatenato la reazione della Femca Cisl, che tramite il segretario generale Gianni Boato aveva parlato senza mezzi termini di «atto violento e discriminatorio».

Venerdì scorso, invece, è andata in scena la vera e propria “sollevazione” delle Rsu Cisl delle altre aziende trevigiane e bellunesi, tra cui quelle di alcuni colossi come Benetton, Geox, Luxottica e Basf. Tutte le email indirizzate alla Replay hanno avuto come oggetto “Io sto con Antonio”. «Più dell’insindacabile solidarietà al collega delegato Antonio Schiavone, più ancora dell’amarezza provata alla notizia della sua esclusione dall’organico aziendale, mi pervade un senso di profonda preoccupazione per i modi usati dall’azienda nell’estromettere dal tavolo contrattuale un rappresentante dei lavoratori», scrive, ad esempio, Fabrizio Zandegiacomo, Rsu Femca Cisl Luxottica, «la cassa integrazione non è, e non deve essere, uno strumento punitivo, nè un’arma atta a piegare l’azione sindacale negli stabilimenti.

Se al tavolo di contrattazione fosse concesso alla controparte di risolvere qualsiasi criticità, trasformando gli istituti solidali in mezzi di offesa, che senso avrebbe discutere ancora del rispetto dei ruoli e delle regole? Senza gli uni e le altre non saremmo che naufraghi in balia dell’emotività di una dirigenza immatura e impreparata al confronto».

Ora la palla ripassa all’azienda di Asolo, alla quale è stato chiesto prima di tutto un incontro, oltre che di annullare il provvedimento. Le forze sociali non hanno escluso altre forme di protesta, compreso uno sciopero, nel caso non vi fossero novità. Di certo, la quantità industriale di email spedite all’indirizzo aziendale non è passata inosservata.

 

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