«Io, miracolato 7 giorni fa, tornerò a volare»

Alberto Mussato è immobilizzato a letto dopo l’incidente di Vidor: «Mezzi sicuri, l’errore è umano»

VIDOR. Apprende la notizia dell’ennesima tragedia del volo mentre è a casa, a letto, immobilizzato dopo l’incidente di domenica scorsa. Per Alberto Mussato, 45enne di Vidor, sapere dell’ultraleggero precipitato a Salgareda è come rivivere un incubo: lui, una settimana fa, si è schiantato in fase di atterraggio a bordo di un Firefox pilotato dall’amico Giancarlo Favero. Un incubo che, nonostante tutto, non lo priverà della sua passione: «Volo da undici anni, e appena mi rimetterò tornerò a farlo». Racconta di non conoscere Narciso Gasparini, la vittima dello schianto di Salgareda. E di aver parlato due giorni fa con Favero, il pilota 46enne di Sernaglia ancora ricoverato all’ospedale di Belluno. Mussato conferma qualche piccolo miglioramento dell’amico (che avrebbe riacquisito la sensibilità delle gambe), ma sa che resterà ricoverato ancora a lungo. Lui, invece, se l’è cavata con un trauma cranico, 22 punti in testa, e una vertebra rotta: dovrà stare immobile per due mesi, niente lavoro, niente aereo. Non saranno pericolosi, questi ultraleggeri, dopo il terzo incidente (e il secondo mortale, considerando quello di domenica sera al Lido) in meno di una settimana?

«Non c’è un problema di sicurezza», risponde Mussato, «Quando si pensa agli aerei c’è questa impressione, che vale soprattutto per gli ultraleggeri perché sono fatti di tubi. In realtà sono mezzi sicuri, e quando succedono questi incidenti si tratta al 99 per cento di un errore umano». Non si può davvero fare qualcosa per volare più tranquilli? «Nel mio caso sarebbe servito forse un casco, ma non è prassi utilizzarlo in volo. Per Giancarlo, il pilota, forse sarebbe stato utile un airbag, ma davvero non so cosa si possa fare di più». La tragedia di ieri, sei giorni dopo l’incidente di Vidor, non lo spaventa più di tanto: «Per prima cosa sono dispiaciuto per chi ci ha rimesso la vita. Però non facciamo allarmismi su questo tipo di aerei: io ci risalirò appena possibile. È solo una coincidenza che in una settimana si siano concentrati due incidenti gravi. Quante volte era successo nei mesi scorsi?».

Infine, la spiegazione di quello che è successo a lui e a Favero domenica scorsa: «È stato commesso un errore in fase di atterraggio, la nebbia non c’entra».

Andrea De Polo

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