«Io, medico stanco di bufale e fake news Sul blog la mia battaglia per salvare i pazienti»

l’intervista
Il dottor Salvo Di Grazia è medico chirurgo specializzato in ostetricia e ginecologia, dirigente di Ginecologia all’ospedale di Vittorio Veneto, è tra i massimi esperti italiani del settore con diverse pubblicazioni all’attivo. Da alcuni anni, come il noto collega Roberto Burioni, si è ritagliato anche un importante ruolo come divulgatore scientifico nella lotta contro le bufale in campo medico. Catanese di origine, ma ormai vittoriese di adozione, Di Grazia da diversi anni, attraverso il proprio blog “Medbunker – quello che chi cerca aiuto deve sapere” vuole segnalare alle persone bufale e fake news nel campo medico. Nel mirino chi vende false speranze ai malati, proponendo cure alternative non approvate dalla comunità scientifica al solo scopo di arricchirsi.
Pochi giorni fa ad esempio, il dottor Di Grazia aveva raccontato la triste storia di Pamela (nome di fantasia) che, malata di tumore al seno, si era rivolta a un curatore (ex medico radiato e pluricondannato) il quale la sottopose ad una cura (dai costi altissimi) a base di flebo di bicarbonato di sodio. Una terapia “alternativa” che non ha portato a nulla, con Pamela che viene a mancare nel 2016 consumata dalla malattia.
Dottor Di Grazia, cosa l’ha portata a crearsi questa seconda “carriera” – se così possiamo definirla dati i suoi numerosi impegni di lavoro – da divulgatore scientifico?
«Fondamentalmente credo che chi fa il medico abbia innata in sé una forma di altruismo, la voglia di aiutare le persone. Il blog dunque è nato da una passione, dal piacere di poter mettere a disposizione degli altri le proprie conoscenze, stimolato anche da alcuni drammatici fatti a cui ho assistito dove le debolezze delle persone malate sono state sfruttate da falsi santoni per arricchirsi. Su youtube esistono centinaia di video di persone che dichiarano di essere guarite seguendo le terapie più assurde: i filmati sono ancora in rete, mentre ora queste persone sono tutte morte».
Quale ruolo devono avere i social, e soprattutto i mass-media, per combattere questi soggetti?
«Bisogna distinguere bene le cose: i social non hanno alcuna attendibilità dal punto di vista scientifico ed una notizia, anche falsa, nel tempo di un click diventa virale. I media classici invece hanno ancora una certa affidabilità, anche rilevante, che permette a chi legge o a chi guarda la tv di abbassare le difese, specialmente se si trattano argomenti delicati come la salute delle persone. La cosa grave è quando accade, come successo, che alcuni media diano per attendibili dei soggetti che non lo sono affatto. Si ricorda il “metodo Di Bella” ad esempio, o il più recente “Stamina”: sono stati inizialmente spinti dalla televisione».
Ha notato nel corso di questi anni un cambiamento dei rapporti tra medico e paziente? La frenesia dei social e la velocità del mondo odierno hanno accelerato le aspettative delle persone anche in medicina?
«Una volta l’ignoranza era dovuta alla mancanza di informazioni. Al contrario oggi le persone sono ignoranti perché bombardate da un eccesso di nozioni che tendono a confondere, invece che a chiarire le idee. A differenza di qualche anno fa, oggi capita che il paziente ti chieda “ma è vero che...? Sa, l’ho letto su internet”. Rispetto ad anni fa in cui il medico era visto come una persona di un livello superiore rispetto al paziente, è le distanze tra le parti si siano ridotte. Ma d’altro canto, il fatto che ci sia minor distanza porta il paziente ad essere più incerto e a credere a chi medico non è: e proprio qui nascono i falsi dottori, le false cure, ecc...».
Quali sono più drammatici, legati a false cure, che ricorda?
«Purtroppo ho assistito ad alcuni casi in cui come medico e come uomo ti senti inerme di fronte alla malattia. Uno dei più recenti è quello di un bambino di 7 anni, caso giunto alle cronache nazionali, che è morto per un’otite che i genitori hanno deciso di curare con l’omeopatia. Un dramma che deve spingere tutti, medici e non, a fare di più, compresi i media».
E qualche caso che le ha strappato un sorriso?
«Beh. Un caso non medico, ma che può ben spiegare perché certe cure attecchiscano e che ho trovato quasi comico, è quello degli “anelli dell’immortalità” in vendita su di un sito internet. Mai avrei pensato che ci potessero essere delle persone che sarebbero cadute in una truffa simile: invece poi sono andato a leggere i commenti dei clienti che si lamentavano del fatto che questi non facessero alcun effetto».
Cosa può dire sull’idea diffusa che esista una cospirazione basata su “Big Pharma”, la grande industria farmaceutica? Si può arginare questo fenomeno?
«Credo che l’essere umano continuerà a cadere nelle truffe, a maggior ragione quelle in tema di salute, in quanto nel suo istinto c’è la costante ricerca del miracolo: dalle cose più banali, a quelle più gravi, noi cerchiamo rimedi che siano facili, rapidi e poco costosi. Rimedi che poi si dimostrano l’esatto opposto. L’unica cosa che posso consigliare è quella di fidarsi del proprio medico e di stare alla lontana di chi vende false speranze. Prima c’era Wanna Marchi, poi chi vendeva l’olio di serpente e ora chi lucra sulle malattie delle persone. Tutto ciò dunque non verrà mai arginato completamente, ma può essere in parte limitato con una corretta e consapevole informazione. Le aziende farmaceutiche, i campioni della cosiddetta Big Pharma, esistono e sono potentissime. È ovvio che nel loro interesse c’è il fattoo di vendere medicine, a volte facendo passare come vere e proprie malattie quelli che sono semplici inestetismi quali la cellulite e la calvizie, creando la campagna pubblicitaria che ci induce a comprare i loro prodotti. Se noi caschiamo nelle truffe più banali però, ad esempio cercando di curare il cancro con il bicarbonato, riusciremo mai a riconoscere quelle più sottili ed elevate delle grosse case farmaceutiche? È qui che l’informazione risulta fondamentale». –
Riccardo Mazzero
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