Addebiti illeciti, Intesa Sanpaolo condannata a rimborsare 66mila euro a un’azienda trevigiana

La banca dovrà ridare l’importo a una ditta del settore manifatturiero, sua correntista, per una serie di addebiti ritenuti immotivati e illegittimi

Una filiale di Intesa Sanpaolo
Una filiale di Intesa Sanpaolo

Sessantasemila euro da restituire all’azienda correntista, che da un saldo negativo passerà ad un positivo di 32 mila euro. Questo il verdetto della sentenza emessa dal Tribunale di Torino sul caso di un’azienda trevigiana operante nel settore manifatturiero.

Ormai da anni l’azienda, difesa dall’avvocato Daniela Ajese, aveva avviato una lunga disputa legale con Banca Intesa Sanpaolo, per via di una serie di addebiti che, a parere dell’azienda, erano immotivati e illegittimi. Al termine del complesso iter giudiziario, il Tribunale ha dato ragione all’azienda e condannato la banca a rimborsare 66mila euro, oltre che a farsi carico di due terzi delle spese legali e di un risarcimento a favore del correntista.

Il conto, aperto nel 1991 con l'allora Cassa di Risparmio del Veneto, è stato oggetto di un'azione legale da parte dell’azienda che ha contestato una serie di addebiti illegittimi, tra cui anatocismo (ovvero il calcolo degli interessi sugli interessi già maturati), tassi d'interesse superiori a quelli previsti dalla normativa vigente, l'imposizione di commissioni non pattuite per iscritto e l'applicazione di condizioni non trasparenti.

L'azienda ha richiesto l'annullamento delle clausole ritenute illegittime e la rettifica del saldo del conto, con la restituzione delle somme indebitamente addebitate. Nonostante la contestazione della banca, che ha sollevato la questione della prescrizione decennale per i pagamenti precedenti al 3 febbraio 2010, in base alla diffida inviata nel febbraio 2020, la difesa legale dell’impresa, rappresentata dall’avvocato Daniela Ajese del Foro di Venezia ha infine avuto successo.

In particolare, la sentenza ha riconosciuto un saldo positivo sul conto corrente dell'azienda, contrariamente a quanto erroneamente indicato negli estratti conto. La differenza deriva da addebiti illegittimi, tra cui interessi anatocistici, spese di valuta, commissioni di messa a disposizione dei fondi e di istruttoria veloce, per un totale di oltre 66.000 euro. Poiché il conto è ancora attivo, il Tribunale ha ordinato la dichiarazione di nullità delle clausole contestate e il ricalcolo del saldo escludendo gli importi illegittimi.

«Questa sentenza - sottolinea l’avvocato Ajese - segna una vittoria fondamentale, poiché stabilisce il diritto del correntista di chiedere la revisione del saldo del proprio conto corrente e l'eliminazione di addebiti illegittimi, sia passati che futuri», ha commentato l’avvocato Ajese, «Il conto continuerà a essere operativo, ma senza oneri indebiti. Grazie a questa decisione, il nostro cliente non solo non ha più alcun debito con la banca, ma ha anche diritto al rimborso delle somme e alle spese legali».

Dopo aver escluso le voci illegittime, il Tribunale ha accertato che il saldo favorevole al correntista ammonta a oltre 32.000 euro, con uno scostamento positivo complessivo di 66.000 euro. La banca è stata condannata a rimborsare anche due terzi delle spese legali, oltre che un risarcimento forfettario pari al 15% delle spese a favore del correntista.

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