Inchiesta della Procura sulle bustarelle in corsia
Sarà acquisito dal tribunale il video che inchioderebbe i medici Litta e Andrisani Il direttore generale dell’azienda ospedaliera Flor li sospende dall’assistenza

La settimana della Procura di Padova inizia con l’apertura dell’inchiesta sulle presunte bustarelle che avrebbe chiesto il professor Pietro Litta della Clinica di Ginecologia e Ostetricia dell’Azienda ospedaliera per “tagliare” la lista d’attesa a una paziente interessata a un intervento di chiusura delle tube. Ma il video registrato con una telecamera nascosta dalle inviate della trasmissione di Rai Uno “Petrolio”, il cui contenuto è stato anticipato sul Corriere della sera in un servizio firmato da Gian Antonio Stella, inchioderebbe un secondo medico dell’Azienda, la ginecologa Alessandra Andrisani (da un mese a capo del Centro di Procreazione assistita prima guidato dal marito Guido Ambrosini), che avrebbe offerto alla finta paziente, l’inviata Rai, uno sconto sulla visita se rinunciava alla fattura. Centoquaranta euro invece di 180.
E, ancora, la Procura dovrà chiarire se rientri nelle facoltà dell’operatore del Cup dell’ospedale non solo indicare all’utente la possibilità di rivolgersi a uno studio privato per avere tempi di attesa ridotti e la garanzia del medico prescelto, ma di fornirne anche il recapito. Anche questa circostanza, infatti, è stata documentata nella video-inchiesta di “Petrolio” sempre in relazione alla richiesta di prima visita per la Pma.
Il procuratore capo Matteo Stuccilli non ha alcuna intenzione di lasciar cadere nel vuoto l’auspicio del presidente dell’Anac (l’Autorità nazionale anticorruzione) che, alla vista del video di “Petrolio” ha gridato alla concussione chiedendo un tempestivo intervento della magistratura padovana. E la risposta dalla Procura di Padova arriva più che tempestiva. Già questa mattina, infatti, il caso sarà affidato a un pubblico ministero che per prima cosa chiederà l’acquisizione del video andato in onda sabato in tarda serata e di eventuale altro materiale utile all’inchiesta su bustarelle e malcostumi “fiscali” in corsia.
Ma anche l’Azienda non sta a guardare: il direttore generale Luciano Flor questa mattina firmerà l’ordine di sospensione dei due medici - Litta e Andrisani - dall’attività di assistenza in ospedale. Da parte loro i diretti interessati reagiscono in modo diverso: Litta ha dichiarato come il dialogo incriminante filmato di nascosto sia avvenuto nel suo studio privato nell’ambito di una normale trattativa privata e si è detto disponibile a chiarire la sua posizione in qualsiasi sede. Nessun commento nel merito da Andrisani che si limita a dire: «Nel video non si vedono volti né si fanno nomi, sto valutando come tutelarmi». Nessun commento, invece, arriva per ora sulla vicenda dal rettore Rosario Rizzuto.
Scosso dalle accuse che colpiscono i due medici il direttore della Clinica di Ginecologia e Ostetricia Giovanni Nardelli che suggerisce tuttavia cautela nel dare per scontato che dietro le accuse ci siano colpe: «Ogni accusa deve essere provata» esordisce il professore, «e questo è un compito che spetta alla Magistratura, siamo di fronte a una “diagnosi” incerta, non possiamo quindi aver la cura definitiva pronta. La gravità degli episodi segnalati richiede un intervento, che tuttavia non compete per ruolo a me, ma al direttore generale dell’Azienda ospedaliera e al rettore dell’università. Nel caso le accuse fossero fondate è ovvio che mi aspetto una reazione adeguata. Ma ora la cosa fondamentale è che la Magistratura agisca in fretta, perché è una questione di rispetto verso la popolazione. Tutti siamo pazienti di questo sistema sanitario».
Il professor Nardelli riflette anche sulle implicazioni e i rischi, dell’attività medica intra ed extra moenia: «L’alta specializzazione richiede una formazione continua e costosa e all’attività professionale nel pubblico non corrisponde sempre un sufficiente approvvigionamento economico» rileva il direttore, «in questo senso l’incentivazione della libera professione ha una sua ratio. Questo non significa ovviamente che si deve favorire l’una a scapito dell’altra e non giustifica alcuna violazione delle norme. C’è un problema di sistema. In altre realtà» sottolinea il professore, «il medico viene pagato un fisso a cui si aggiunge una percentuale in base a quanto “produce” e ai suoi risultati. Questo è chiaramente un incentivo a lavorare molto e bene oltre a inibire la spinta verso l’attività privata».
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