In mille per l’ultimo saluto a Giulia. Due famiglie, un unico abbraccio

Nel Duomo di Castelfranco il cordoglio di un’intera città e il dolore dei genitori della giovane coppia spezzata a Musile
Calzavara Castelfranco funerale di Giulia Zandarin, arrivo del feretro
Calzavara Castelfranco funerale di Giulia Zandarin, arrivo del feretro

CASTELFRANCO. C’è un padre che posa le mani sulle spalle dell’altro. E l’altro che stringendo i pugni lo abbraccia a sua volta. Uno dei due ha perso la sua unica figlia, l’altro è il papà del ragazzo che guidava l’auto su cui è morta. Le due mamme, un metro più in là, si tengono la mano come sorelle. È l’istantanea della tragedia che ha colpito due famiglie che appaiono una sola. Quella di Giulia, nella bara bianca, e quella di Alberto, sedato in un letto d’ospedale dopo l’incidente nel quale ha perso la vita la sua fidanzata. Drammi che s’intrecciano, beffardi.

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LA CERIMONIA

Gli occhi accarezzano il feretro, immacolate sono le rose adagiate sopra. Nel silenzio irreale del Duomo di Castelfranco le campane lasciano spazio alla musica d’organo e poi alla voce spezzata delle amiche di Giulia, morta a diciotto anni, mentre era di ritorno da una festa in discoteca a Jesolo. Ieri c’erano mille persone a salutarla, la chiesa gremita, le navate affollate, il sagrato pieno di ragazzi. Scendono le lacrime sotto gli occhiali da sole delle amiche del cuore, il rimmel che si scioglie e riga di nero le guance. Tutte giovani e belle, come giovane e bella era Giulia. Un biglietto stropicciato fra le mani, la commozione che impasta le parole mentre salgono sull’altare per dedicarle un pensiero.



«Sembra un brutto sogno da cui vorremmo svegliarci. Ci sono tante cose che vogliamo dirti Giulia nostra. Noi non sappiamo da dove ci ascolti ma siamo certe che ci stai guardando. Ovunque tu sia avrai già conquistato tutti con il tuo sorriso». I ricordi di momenti spensierati. «Come potremo scordare: le ore a prepararsi per uscire insieme, il rumore dei tacchi, gli aperitivi interminabili, le nostre confidenze di ragazze. Giulia, siamo così felici che tu abbia fatto parte della nostra esistenza e di questo ti saremo sempre grate». Pare di vederla Giulia, un raggio di sole, gli occhi abbelliti dall’ombretto, le unghie laccate, la voglia di diventare grande. «Eri così bella e felice, non ti dimenticheremo mai» giurano le amiche. Insieme come sempre, solo che questa volta il viso di Giulia è incorniciato in una foto santino che campeggia sulla balaustra dell’altare invaso da un mare di fiori lasciati da parenti e colleghi dei genitori. Ma anche Alberto, il fidanzato di Giulia, è lì con lei come può. Si è appena svegliato dal coma, forse dalla sua stanza d’ospedale starà fissando il Duomo avvolto nella nebbia. Ha scelto per l’addio un bouquet di rose rosse che ha il profumo del loro amore, dietro al quale ora si cela un peso enorme. C’era lui alla guida della Mercedes uscita di strada a Musile di Piave, portandosi via per sempre la sua Giulia.

Allegranzi Castelfranco Giulia Zandarin
Allegranzi Castelfranco Giulia Zandarin


L’OMELIA

Don Franco De Marchi arrivato da San Floriano affronta un’omelia difficile davanti alla sofferenza eloquente dei parenti e a quella ancor più vistosa di mamma Renata, che non riesce nemmeno ad alzarsi. «Siamo di fronte a un dolore indefinibile, ma bisogna continuare a donare amore. In questo momento le parole più belle sono quelle di un silenzio che abbraccia. Abbiamo bisogno di essere abbracciati, per capire che la vita ci chiede di accogliere per affrontare un dramma cosparso di domande senza risposta» esordisce don Franco. E poi c’è Andrea, il fratello di Alberto. Se ne sta accanto ai genitori, in silenzio. L’eco della tragedia è andata ben oltre la piccola comunità castellana, Franco Antonello, che proprio insieme al figlio Andrea, è diventato testimonial nazionale contro i pregiudizi sull’autismo, ispirando un libro e un film, non riesce ora a darsi pace. In questo frangente la fama non c’entra nulla, anzi, è diventata un inutile ingombro di cui spogliarsi. I visi di Franco e Bianca sembrano di colpo appassiti, scolpiti da dolore e stanchezza.

Calzavara Castelfranco funerale di Giulia Zandarin, arrivo del feretro
Calzavara Castelfranco funerale di Giulia Zandarin, arrivo del feretro

Per quanto delicato, il riferimento al dramma e alle sue responsabilità aleggia in un invito a non emettere facili sentenze dopo che Alberto quel maledetto 31 ottobre era stato multato perché trasportava una persona in più e gli era stata ritirata la patente per mezzo grammo di hashish che aveva in tasca. «Anche Alberto sta attraversando un momento difficilissimo e nel grande marasma di questi giorni ci sono persone che sanno tutto e danno importanza al farsi vedere, forse, prima di dire, non si pensa e non si ama» dice don Franco. Tutto attorno visi increduli, perché non si può morire a 18 anni quando la vita sboccia con il suo carico di sogni e di futuro. Lo sgomento di tanti coetanei di Giulia è palpabile, ed è a loro che don Dionisio Salvadori, parroco del Duomo, rivolge un pensiero, portando il saluto della chiesa evangelica. «Ragazze e ragazzi che siete qui numerosi, ricordate che la vita è come un tesoro dentro un vaso di creta, tanto preziosa quanto fragile, proteggetela sempre». All’uscita dalla chiesa l’abbraccio delle due famiglie è ancora più forte. Adesso piove, anche il cielo piange. –




 

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