Imprenditore batte Equitalia Cancellate otto maxi-cartelle

VITTORIO VENETO. Una vita contro Equitalia. Spartaco Pasin, imprenditore di Montaner di Sarmede, ha una partita aperta con l’Agenzia delle Entrate che vale 800mila euro. Una vertenza che si riferisce ai tempi in cui, assieme al fratello Tiberio scomparso nel 2010, era il titolare della ditta La Stagno Snc di Montaner. Il 24 giugno, Pasin ha vinto un’importante battaglia dell’infinita guerra al Fisco: la Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso contro Agenzia delle Entrate ed Equitalia Nomos Spa relativamente a otto cartelle di pagamento relative a Irpef e Tarsu per svariate annualità. Ha così tanti fronti aperti con l’Agenzia delle Entrate, che per l’ultima vittoria in Cassazione, un clamoroso otto a zero a Equitalia, Pasin non riesce a entusiasmarsi più di tanto. «La vertenza con il Fisco è iniziata con i controlli per la manodopera che ci prestava un’azienda di Montecatini. Io avevo una Snc a Montaner assieme a mio fratello, installavamo impianti industriali soprattutto nelle aziende siderurgiche. L’azienda di Montecatini ci inviava una decina di operai per alcuni progetti, ma a quanto pare non versava i contributi ai lavoratori. La Finanza è venuta a chiedere a noi quei contributi: ci è voluto un bel po’ per dimostrare che non spettava a noi il versamento. Io mi sono ritirato dall’azienda nel 2001, mio fratello è mancato nel 2010, ma ancora oggi la battaglia giudiziaria continua». Pasin ha cambiato attività e settore, ma l’ombra di quel periodo, e dei numerosi accertamenti subiti, non lo lascia tranquillo: «Da quel momento mi sono rovinato la vita. Mi hanno preso i conti in banca, e anche la pensione di invalidità». Eppure questo ultimo capitolo ha visto soccombere la grande macchina del Fisco, che si era messa in moto con l’azione di Uniriscossioni Spa (oggi Equitalia Nomos Spa). Per conto dell’Agenzia delle Entrate di Vittorio Veneto, Uniriscossioni aveva notificato a Pasin otto cartelle di pagamento, per un conto complessivo di decine di migliaia di euro, relative all’Irpef e alla Tarsu, la tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani. L’imprenditore, dopo aver visto i suoi ricorsi respinti dalla Commissione Tributaria provinciale, prima, e regionale, poi, si è rivolto alla Cassazione. Assistito dai suoi legali, Pasin è riuscito a dimostrare un vizio nella sentenza dei giudici veneziani: «I giudici della Commissione Tributaria regionale» recita la sentenza della Cassazione «avrebbero dovuto indicare anche solo sommariamente se la cartella di pagamento conteneva le informazioni necessarie e sufficienti (descrizione degli addebiti ed enti impositori) per consentire al contribuente la verifica dell’applicazione dei criteri di liquidazione dell’imposta». E le otto cartelle, almeno per ora, sono ko.
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