Il videogame sul Grappa fa discutere: «Io ho portato appassionati sul posto»

CRESPANO DEL GRAPPA. L’uscita del nuovo filmato che pubblicizza il videogioco “Avanti Savoia” di Battlefield 1, ha portato a una levata di scudi da parte degli alpini e dei sindaci del Massiccio del Grappa. Lo storico di Crespano, Lorenzo Capovilla, commenta: «I videogiochi non ricalcano gli eventi storici. Sono fatti per divertire e per eccitare l’aggressività». Capovilla è uno storico che ha studiato a fondo i due conflitti mondiali. L’eroe nel videogioco è un ardito, Luca Vincezo Cocchiola, che combatte sulle pendici del massiccio, attaccando con rapidità le postazioni austriache e lasciando dietro di sé uno stuolo di cadaveri. Il riferimento è agli arditi, le truppe d’assalto del primo conflitto mondiale. «Erano organizzati per intervenire puntualmente in determinate situazioni», spiega il professore, «avevano base a villa Fietta, a Borso del Grappa, Pieve del Grappa, e quando bisognava annullare una postazione d’artiglieria nemica, sbloccare un confronto problematico con le trincee avversarie, venivano caricati nei camion e portati in vetta». Il vero eroe degli arditi nel Grappa non è però questo Luca Vincenzo Cocchiola, protagonista del videogioco, bensì Ettore Viola, il cosiddetto “ardito del Grappa” che dal maggio al settembre del 1918 fu artefice di molte operazioni che sbilanciarono gli esiti delle battaglie a favore degli italiani. «Ettore, l’ardito del Grappa, descrive nelle sue memorie queste operazioni d’incursione che hanno danneggiato moltissimo lo schieramento austriaco», continua Capovilla, «gli arditi sono stati essenziali nella battaglia del Col Moschin, il colle che ora dà il nome all’attuale reparto militare di intervento speciale, e nel Monte Pertica».
Anche Silvia Rizzotto, capogruppo regionale della Lista Zaia, interviene sul tema: «Mi unisco al coro di pareri sfavorevoli alla reale utilità di un passatempo come questo: la memoria storica di un evento sempre violento qual è la guerra, con morti, feriti, sangue versato di padri di famiglia mai rientrati a casa, non può essere derubricata a sollazzo sul divano di casa, in un pomeriggio noioso ed annebbiato». Prosegue Silvia Rizzotto: «I nostri alpini sono la testimonianza più reale e veritiera di quegli eventi. Vorrei far presente ai più giovani e ai loro genitori, che vengono organizzate visite annuali guidate proprio in quelle zone e proprio dalle nostre penne nere: approfittatene per fare due passi all'aria aperta, insieme, in famiglia».
Ma non tutti sposano la teoria del villipendio alla memoria. Una voce fuori dal coro è quella di Fausto Bosa, presidente Confartigianato di Asolo e Montebelluna, che di mestiere fa il driver (noleggio con conducente) e il massiccio è la sua seconda casa: «Due anni fa ho portato su una famiglia di Venezia: il figlio, grande appassionato di Battlefield, era venuto a conoscenza della grande guerra proprio attraverso il videogioco e voleva conoscere il Grappa. Abbiamo passato il pomeriggio insieme, li ho portati su alcuni siti della guerra e poi li ho riaccompagnati in stazione. Che ci piaccia o no, i videogiochi e i social, sono il mondo dei giovani e ci si confronta con loro anche con questo linguaggio. Piuttosto l'oltraggio alla montagna viene fatto da chi non fa la manutenzione, da chi lo sporca e da chi non lo rende accessibile, anche se la stagione è bella». Sulle stesse corde di Bosa, Massimiliano Artuso, cittadino di Pieve: «I miei bisnonni sono morti sul Grappa e io sono un appassionato della storia e ho portato la mia famiglia sulle trincee. E sono appassionato di videogiochi, come mio figlio: ho comprato il gioco proprio per la mia passione per il Grappa: davvero, non ha niente a che vedere con la realtà. Tanto meno con la memoria. Anche se le mappe sono molto accurate». —
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