Il vescovo di Treviso “blinda” i due parroci
«Ribadendo la volontà di chiarezza, trasparenza e verità, esprimiamo la nostra fiducia nei confronti dei due sacerdoti coinvolti e del loro lavoro, che è una fiducia in tutto il presbiterio diocesano. Confermiamo la nostra fiducia anche verso l’ambiente del seminario, che ha saputo dimostrare impegno e serietà nell’accompagnare tanti giovani, nel discernimento vocazionale, mai stati messi in dubbio». Il vescovo di Treviso, monsignor Michele Tomasi, in una nota diffusa ieri blinda i due preti accusati dal professore di Galliera Veneta Gianbruno Cecchin di abusi e violenze da lui subiti fra 1990 e 1991 nel seminario vescovile di Treviso. «Dobbiamo verità e rispetto anche a persone e istituzioni accusate, che hanno diritto di fare i passi necessari per difendersi e tutelare la propria onorabilità», aggiunge la diocesi. Parla il vicario generale, monsignor. Adriano Cevolotto: «Con dolore, ma anche con serenità stiamo procedendo per valutare i passi da fare, in tutte le sedi». E’ come se parlasse il primo pastore della chiesa trevigiana.
la diocesi si schiera
In giorni di alta tensione, per la denuncia choc (domani i legali di Cecchin dovrebbero presentare un esposto in Procura) la Diocesi di Treviso si schiera apertamente per gli accusati (uno dei quali ha ricoperto anche alti incarichi in Diocesi) e con il seminario. La lettera di Cecchin ha innescato, come da direttive di papa Francesco, il procedimento: ci sarà una “inchiesta preventiva”, anche si dovessero ritenere infondate le accuse, per sgombrare il campo da ogni alone o dubbio, su persone e istituzioni del mondo ecclesiastico. Ma il placet ad eventuali azioni giudiziarie e contro-denunce da parte dei preti accusati è significativo. E i vertici della Chiesa sembrano compatti. C’è chi continua a rilevare le incongruenza della lettera. Non solo il fatto che Cecchin accusi i due preti di pedofilia, quando nel ’90 era già maggiorenne. Ancora, vi sono errati riferimenti temporali, specie uno che associa un ex sindaco a un ex vescovo. E ai piani alti si ribadisce come il seminario di Treviso sia da tempo ritenuto uno dei più dinamici d’Italia, un riferimento. Da 20 anni è attivo un presidio psicologico e di supporto per i giovani, nel loro percorso: ma non esisteva quando Cecchin era studente alla comunità vocazionale, previa esperienza di orientamento nel gruppo Diaspora.
sconcerto
Lo sconcerto è evidente. Fra i preti di oggi che hanno frequentato il seminario ai tempi dei fatti denunciati, si oscilla fra silenzio, no comment e stupore: «Nessuna percezione, nemmeno voci», dicono. La Diocesi smentisce Cecchin sul rinvio dell’incontro e sul ritardo nel rispondere alla lettera. «Il vescovo si è attivato per raccogliere gli elementi necessari e affrontare la questione con tutta la serietà del caso», puntualizza il vicario, «nel frattempo ci sono stati diversi impegni, fra cui la missione in Ciad. Quello di febbraio è stato posticipato dall’interessato, non dal vescovo, disponibile subito all’accoglienza e all’ascolto, mentre all’incontro della prossima settimana la persona (Cecchin, ndr) ha scelto di rinunciare e agire diversamente». Infine, la diocesi puntualizza di sostenere con il massimo impegno «la lotta agli abusi nella Chiesa portata avanti con fermezza da papa Francesco, importantissima», in una linea improntata ad «ascolto, accoglienza e rispetto, per la trasparenza e la verità». —
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