Il treno parte in anticipo e lascia a piedi un viaggiatore

All’ufficio reclami di Trenitalia non credevano alle loro orecchie. Per mesi le ferrovie sono state messe in croce per ritardi, nuovi orari, disagi. Ieri è esploso il putiferio perché un treno è partito quaranta secondi in anticipo. Un utente ha puntato il dito contro il regionale veloce diretto a Brindisi, partito dalla stazione centrale di Treviso alle 6 e 55 minuti e 20 secondi e non alle 6 e 56, come previsto da tabellone.
Con gli orari dei treni purtroppo non valgono le somme algebriche, dove il “meno” - un piccolo anticipo - rosicchia il grande “più” - minuti e minuti di ritardo - . Che le porte si chiudano troppo presto o troppo tardi poco cambia: saltano le coincidenze e, di conseguenza, appuntamenti di lavoro, lezioni, rimpatriate, visite ai nonni e via dicendo. A Treviso, nel mese di dicembre, i sindaci avevano fatto propria la crociata dei pendolari, con tanto di incontro con l’assessore regionale ai Trasporti Renato Chisso per denunciare i disagi dei nuovi orari e dei ritardi che si sono portati con sé. L’altro ieri un utente ha bussato alla porta di palazzo Balbi per denunciare un episodio opposto, che però ha prodotto lo stesso risultato (addio treno) e la stessa arrabbiatura. Chisso ci ha scherzato sopra, ma poi, ironia a parte, ha pregato Trenitalia di raggiungere l’equilibrio orario: né troppo presto, né troppo tardi. Solo giusto, come da tabellone. «Che dire, la considero, e spero che sia, un’inaspettata inversione di tendenza nel servizio di Trenitalia. Ora basterà trovare un corretto punto d’equilibrio e, molto semplicemente, rispettare l’orario di servizio», scherza Chisso. «L’altro giorno ho registrato una sorta di squarcio nel buio: una protesta perché un treno è partito in anticipo. Intendiamoci, possiamo sorridere della cosa, ma questo signore ha perfettamente ragione e mi faccio cointerprete della sua protesta. Un treno non può chiudere le porte e partire prima dell’orario previsto, anche se si tratta di 40 secondi». «Con lui invito la società ferroviaria a attenersi rigorosamente all’orario. Questo, ancorché inconsueto di fronte ai ritardi le cui segnalazioni mi arrivano numerosissime, vale anche per le partenze anticipate: un pendolare non può perdere il treno solo perché ha il torto di essere “troppo” puntuale». (fa.p.)
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