Il tesoro di Cottoveneto sarà smembrato all’asta

Le opere vendute singolarmente, salta il museo. Olimpia Biasi protesta: «Un delitto»

TREVISO. Un tesoro smantellato e venduto, pezzo per pezzo, al miglior offerente. Niente musei, fondazioni o enti: qualsiasi privato potrà aggiudicarsi una delle “gemme” dell’ex Museo della Ceramica di Cottoveneto. Di fatto, è la fine del sogno di ricostruire il museo, integro, altrove. «Un delitto», seconda una delle artiste rappresentate nella collezione, la pittrice trevigiana Olimpia Biasi.

La nuova asta. Il 13 luglio andrà infatti all’asta la collezione di piatti e ceramiche d’artista della storica azienda dei fratelli Sutor, i cui cimeli disegnati da grandi nomi dell’arte e della cultura italiana sono finiti in vendita subito dopo il fallimento. Aste33, società responsabile della vendita, ha sempre cercato, nelle aste effettuate negli anni scorsi, di cedere il “tesoro” al completo: qualcuno si è fatto (timidamente) avanti negli anni, nessuno se l’è sentita di investire oltre 800 mila euro per salvare, tutto insieme, un pezzetto di storia trevigiana. E così, per la prima volta quella del 13 luglio sarà un’asta da “liberi tutti”, con piatti, pannelli, ceramiche, vasi, venduti singolarmente. I piatti vergati da Andrea Zanzotto (sono quattro, a 1.100 euro l’uno) potranno, per esempio, finire a centinaia di chilometri di distanza dai pannelli di Simon Benetton (in vendita a 715 euro a corpo), le opere di Olimpia Biasi o Vittorio Giardino allontanarsi per sempre da quelle di Gina Roma o Guido Crepax. «Trovare un acquirente del blocco unico si è dimostrato impossibile», spiegano dalla casa d’aste trevigiana, ricordando che l’intera partita si aggira sugli 800 mila euro, «un museo del Ferrarese e una società russa si erano mostrati interessati, ma nessuna caparra è mai arrivata. Ora le singole opere possono essere appetite dai privati e dai collezionisti». Una società russa, la Rim, aveva ventilato l’ipotesi di acquistare in blocco l’intero lotto per poi trasferirlo a Mosca in una esposizione permanente. Non se ne fece nulla, e il prezioso archivio rimase in Italia.

Il tesoro smembrato. Un peccato, secondo molti, rinunciare al museo e venderne i pezzi separatamente: «È un vero delitto», secondo Olimpia Biasi, «non sarebbe stato necessario nemmeno preservare l'intera collezione: ci sono nomi molto interessanti, come quelli di Zanzotto, Gina Roma o altri artisti importanti, quindi si sarebbe potuto enucleare e mantenere la parte più pregevole, e vendere soltanto quella commerciale». In tanti negli anni si sono interessati alle sorti del Museo della Ceramica, chiedendone il salvataggio: «Una collezione storica, importante, che ha riunito moltissimi nomi, con personaggi incredibili che difficilmente si trovano in altre collezioni. Un patrimonio fondamentale per la nostra comunità, un delitto smembrarlo e perderlo in questo modo».

Un’azienda crocevia di artisti. Una collezione testimone di un periodo florido della storia di Cottoveneto, oggi di proprietà di C.V. International: «All’epoca oltre che un’impresa era un laboratorio artistico di idee», continua Olimpia Biasi, «ho potuto sperimentare la ceramica nel loro stabilimento perché potevo cuocere nei loro forni, e così moltissimi altri artisti. I fratelli Sutor erano personaggi colti, interessati all’arte e alla cultura, dagli anni Ottanta l’azienda ha iniziato ad avere una certa vivacità culturale». Chiaramente, con il passaggio di proprietà non si respira più la stessa atmosfera, l’azienda continua a lavorare ma l’atelier degli artisti è un lontano ricordo, che tuttavia ha lasciato traccia in molti luoghi della Marca.

Ventinove autori. Per partecipare all’asta sarà sufficiente presentarsi alle 9.30 del 13 luglio al civico 20 di Strada Vecchia di San Pelajo (la sede di Aste33). Le opere più economiche? A 135 euro un piatto di Sandro Barbieri. Servono invece 7.875 euro per il lotto di Luigi Rincicotti, 4.290 per la collezione di Olimpia Biasi (l’artista non parteciperà). I lotti in vendita sono 29, tanti quanti gli artisti rappresentati (tra loro anche Simon Benetton, Vittorio Giardino, Roberto Joos, Tono Zancanaro, Fabio Zanzotto), per un totale di circa 334 mila euro. Una seconda asta, con l’altra parte della collezione (che comprende per esempio i lavori di Crepax), sarà organizzata - con le stesse modalità - a settembre.

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