Il ruggito del Pantera, dal fallimento alla società turistica nei Caraibi

Fabio Furlan, 61 anni, di Bavaria, dopo la sfortunata esperienza imprenditoriale in patria è ripartito a Santo Domingo. Con tre barche 

“Il Pantera” torna a ruggire al mar dei Caraibi. Trasferirsi da Bavaria di Nervesa a Bàvaro, nella provincia di La Altagracia – la regione più orientale della Repubblica Domenicana – per rigenerarsi come imprenditore turistico dopo il fallimento della propria ditta sembra una storia da film, invece è la vita vera di Fabio Furlan, 61 anni, che molti nella Marca ricordano come “Il Pantera”.

Questo soprannome, nato sul Montello, gli ha dato una breve popolarità a livello nazionale quando, alla fine degli anni ’90 venne invitato come ospite nella trasmissione di Italia Uno “Tempi Moderni”, condotta da Daria Bignardi. Nello show Furlan venne presentato come un modello di giovane imprenditore sopra le righe del Nord Est ruggente, incontenibile sia nel lavoro che nel divertimento. Con l’andare degli anni però i suoi affari non sono andati per il meglio tanto che la sua azienda “L’autofficina FF” di Bavaria, specializzata nel commercio e nella riparazioni di auto particolari come le Corvette, è stata dichiarata fallita il 5 dicembre del 2008. Furlan però non si è dato per vinto e ha deciso di ricominciare da capo nella Repubblica Domenicana.

«Frequentavo questo Paese dal 1987 e quindi ne conoscevo i problemi e le potenzialità», spiega l’imprenditore che ora gestisce la Nautica Sport Caribe specializzata in un settore particolare di turismo quello della pesca d’altura. «Adesso ho tre barche con nove dipendenti: tre comandanti e sei marinai. Ogni imbarcazione ha infatti bisogno di un capitano e di altri due addetti», continua Furlan che organizza escursioni, non dedicate necessariamente solo alla pesca, tra le coste della provincia di La Altagracia e L’isola di Saona.

La clientela dell’armatore è internazionale. «Ho dovuto imparare molte lingue oltre lo spagnolo tra cui il russo. Molti di coloro che si rivolgono a noi sono infatti russi. Poi ci sono altri clienti con cui si parla inglese o francese», prosegue Furlan.

Adesso le cose vanno bene, ma l’inizio della vita dominicana dell’imprenditore trevigiano non sono stati per nulla facili. «Quando mi sono trasferito non volevo solo cercare di rifare un’attività imprenditoriale, ma anche aiutare la gente del posto che non è certo ricca. Per questo ho collaborato con i salesiani che lavorano lì e con le autorità locali», continua l’armatore. «Tra le altre cose mi sono dato da fare per ripulire dalla sporcizia e dall’incuria alcune zone di Bayahíbe (una località sulla costa domenicana, ndr), ma le cose non sono andate subito bene. Sono perfino stato arrestato con l’accusa di aver ucciso decine di cani randagi. La cosa ovviamente non era vera. Per fortuna sono stato completamente scagionato e adesso tutti, sindaco in testa, mi considerano un benemerito tanto che ho perfino la cittadinanza della Repubblica Domenica», conclude Furlan. —

Gino Zangrando

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