Il raduno dei fanti a Vittorio: la storia di Tandura, la spia che scese dal cielo

Vittorio Veneto. Il 9 agosto del 1917 in una notte di lampi e tuoni si aprì sui cieli del vittoriese un paracadute  di seta nera, il primo al mondo in azione di guerra. A Palazzo Tedesco le foto per ricordarlo

VITTORIO VENETO. Sono passati più di 100 anni da quando nella notte del 9 agosto 1917 nei cieli del vittoriese si aprì un paracadute di seta nera di fabbricazione inglese, lanciato da un aereo, appeso al quale c'era il tenente degli Arditi, il vittoriese di Serravalle Alessandro Tandura che fu in quell'occasione il primo paracadutista al mondo in azione di guerra. Combinazione proprio il 9 agosto Gabriele D'Annunzio sorvolava Vienna lanciando manifestini contenenti una provocatoria esortazione alla resa.

"La spia che scese dal cielo", come fu subito identificato dai colleghi fu insignito per i suoi tre mesi di spionaggio oltre Piave della medaglia d'oro al valor militare, cui si aggiunsero nel corso della carriera due medaglie d'argento, una in Libia e una in Somalia, tre croci di guerra, una promozione per meriti speciali da tenente a capitano degli Alpini e una sul campo da capitano a maggiore delle truppe coloniali.

La notte del 9 agosto del 1918 fu notte di tregenda tra lampi, tuoni e scrosci di pioggia che misero a dura prova il lancio e l'atterraggio del tenente del XX reparto d'Assalto "Fiamme nere", tanto che invece che nei previsti Prati di Savassa il nostro si trovò a dover fare i conti con i filari di viti e relativi pali dell'orto del parrocco di San Martino di Colle Umberto. L'areo, un Savoia Pomilio, era pilotato dal maggiore canadese Baker e sotto la carlinga era stato realizzato un piccolo alloggiamento dove era rannicchiato il paracadutista che venne "lanciato", quando meno se l'aspettava, dal pilota osservatore azionando una leva.

Per la sua azione di spionaggio trova luogo ideale il Col del Pel sul Visentin quota 880 metri da dove, dopo aver radunato "un battaglione" di sbandati di Caporetto, comunica tutte le informazioni che riesce a raccogliere, con l'aiuto della fidanzata Maddalena e della sorella Emma, (decorate entrambre di medaglia d'argento al valor militare), al comando dell'Ottava armata dislocata sul Piave tramite piccioni viaggiatori. Due per volta, perchè uno poteva perdersi o essere gustoso oggetto di buona tavola per gli affamati contadini della zona che cibo ne avevano poco, ma armi molte. Contemporaneamente organizza azioni di sabotaggio a teleferiche e depositi di munizioni.

Durante la sua missione fu preso due volte prigioniero e due volte riuscì a fuggire. Nella relazione alla medaglia d'oro si evidenzia che "è da ascrivere in modo particolare a merito del Tandura se l'armata potè entrare in azione con la piena conoscenza delle Unità che aveva di fronte e della loro dislocazione." Con la sua vita il "piccolo" ardito (era alto 1,56 e se ne vantava perchè era due centimetri più alto del re Vittorio Emanuele III che si fermava a 1.54 ) si colloca in quell'arditismo che aveva tra i suoi componenti, tutti volontari, soprattutto studenti, letterati, giovani esuberanti. La provincia di Treviso ha avuto in Giovanni Comisso e Alessandro Tandura le punte di diamante di quello che divenne il mito dell'arditismo. Un'epopea quella dei Tandura che vedrà il figlio Luigino Medaglia d'Oro al Valor militare della Resistenza, la moglie Maddalena e la sorella Emma medaglia d'argento, la figlia Dellavittoria Croce al merito di guerra della Resistenza.

La mostra a lui e ai suoi familiari dedicata è visitabile fino al primo luglio a Palazzo Tedesco, ricca di documenti, cimeli, medaglie, gabbie per i piccioni, porta-messaggi da applicare alle zampette, le foto con dedicata del Re Vittorio Emaniele III, della Regina Elena, del principe Umberto, di Armando Diaz, dell'ammiraglio Taon de Revel del vicerà Graziani.


 

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