Il radicchio in fiera a Berlino, ma è falso

Non bastava che ci copiassero il Prosecco. Tedeschi e olandesi lo spacciano per radicchio di Treviso, ma non è l’originale: il consorzio di tutela è pronto ad avviare le procedure di infrazione al ministero per le Politiche agricole.
È evidente che i prodotti delle nostre terre fanno gola a tutto il mondo. E dopo le polemiche sul Prosecco alla spina, ecco un altro caso che irrita un consorzio di tutela, questa volta del radicchio di Treviso. È accaduto a una delle più importante fiere del settore ortofrutticolo, Fruit Logistica Berlino. Tra i tanti espositori anche due aziende, una tedesca e una olandese, con in bella mostra uno dei nostri prodotti più tipici, motivo di orgoglio in tutto il mondo, il radicchio di Treviso.
«Ma il prodotto, in base alle nostre verifiche, non arriva dall’area di produzione tipica. Appare evidente, quindi, che siamo di fronte a usurpazioni dell’indicazione geografica protetta dalla normativa europea», spiega Denis Susanna, il direttore del “Consorzio di tutela radicchio rosso di Treviso e variegato Castelfranco Igp. Proprio per questo ora il consorzio è determinato a coinvolgere in questa vicenda il ministero delle Politiche agricole per attivare la necessaria procedura di accertamento e tutela internazionale.
«Andremo fino in fondo per garantire il lavoro e il reddito dei nostri produttori», continua Susanna, «Certo, è il segno che il nostro radicchio rosso di Treviso ha un grande appeal anche sui mercati nordeuropei e molti, in questo momento, ce lo vorrebbero copiare. Ma è proprio in questa fase cruciale di crescita che il ruolo del consorzio è fondamentale per proteggere e affermare l’unicità della nostra produzione tipica».
Un appeal apparso evidente anche nel corso di questo importante appuntamento internazionale che ha convogliato all’interno di questa fiera le più importanti realtà del comparto agroalimentare europeo. «Tante le aziende interessate al prodotto, che hanno dimostrato la volontà di avviare la commercializzazione e valutare l’importazione. Nello spazio a noi dedicato, all’interno del padiglione della Regione Veneto, abbiamo incontrato operatori di settore, buyers e ristoratori di molti paesi in cui non siamo ancora presenti».
Per il radicchio di Treviso si è chiuso un anno difficile, con un calo della produzione che a luglio e agosto si attestava attorno al 30% per colpa delle pesanti e ininterrotte piogge estive. Ma la voglia è quella di puntare sempre di più ai mercati internazionali. “Svizzera, Danimarca, Emirati Arabi, Martinica, Svezia, Spagna, Belgio, Olanda, Turchia, Stati Uniti, oltre ad aziende di Paesi dove già siamo presenti e dove potremmo crescere come Germania, Austria e Francia».
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