Il papà del sindaco di Conegliano da Vespa: «Io, giovane alpino del Vajont»

Lino Chies ha raccontato su RaiUno i soccorsi a Longarone nel 1963. «Arrivammo armati, pensavamo ad un attentato. Poi abbiamo capito» 

CONEGLIANO. Il papà del sindaco di Conegliano era ospite, martedì sera, a “Porta a Porta” su RaiUno. «Non c’era più nulla, non si vedeva nulla, nella notte si sentivano i pianti, i lamenti, l’abbiamo chiamato il “miagolare sul Piave”. Quando è arrivata l’alba ci siamo esattamente resi conto che eravamo di fronte ad un disgrazia che non era alla nostra portata».

Così Lino Chies ha portato il suo ricordo di giovane alpino, tra i primi soccorritori a Longarone nel disastro del Vajont martedì sera da Bruno Vespa. 76 anni, consigliere socio onorario dell’Ana di Conegliano, già consigliere nazionale, papà del sindaco Fabio Chies, ha rappresentato le penne nere nella trasmissione Rai dopo l’adunata di Milano. La sua esperienza è stata una testimonianza dell’altruismo alpino, quando artigliere di montagna soccorse la popolazione e il paese distrutto dall'inondazione della diga, il 9 ottobre 1963.

«Ero militare a Belluno ed eravamo andati su armati a Longarone, perché si pensava fosse stato un attentato – ha raccontato dagli schermi di Raiuno - invece quando siamo arrivati sul posto abbiamo capito che era stata una catastrofe ed era venuto giù il monte Toc. Abbiamo trovato persone a pezzi, non è stato facile per ragazzi di 21 anni mettersi all’opera, è stato un colpo psicologico mostruoso e ce lo siamo portato dietro per anni».

Quel dramma ha segnato la sua esistenza, ma è stata anche uno slancio per continuare l’impegno in attività realizzate dagli alpini. Da allora è stato una colonna dell’Ana di Conegliano. Una delle iniziative di cui va più fiero è l’asilo costruito a Rossosch in Russia negli anni ‘90, sui ruderi di quello che fu un comando alpino durante la seconda guerra mondiale.

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