Il nuovo ospedale di comunità gestito da infermieri delle coop

Il progetto Usl prevede assistenti di società private accanto ai geriatri dipendenti Attacco della Cgil: «L’attività deve restare pubblica, scelta politica sbagliata»
TREVISO 21/11/2006 OSPEDALE CA' FONCELLO, IN FOTO MALATTIE INFETTIVE - OSPEDALE CA_ FONCELLO
TREVISO 21/11/2006 OSPEDALE CA' FONCELLO, IN FOTO MALATTIE INFETTIVE - OSPEDALE CA_ FONCELLO



La corsa alle cooperative per reperire medici e infermieri continua. Oltre alla gestione dei Pronto Soccorso e del trasporto sanitario, l’Usl di Marca ipotizza il ricorso a una coop anche per il nuovo Ospedale di Comunità (Odc) che vedrà la luce nel padiglione di Malattie Infettive del Ca’ Foncello. Il nuovo presidio, ideato per sostituire la Lungodegenza, sarà a gestione mista. L’idea, al vaglio della direzione generale, è di far seguire i 30 posti letto del reparto da un pool di geriatri interni all’ospedale, affidando invece la competenza infermieristica a lavoratori di società esterne chiamate a seguire i pazienti non autosufficienti nella fase di riabilitazione dopo il ricovero, propedeutica alla dimissione al proprio domicilio.

Una misura che i sindacati guardano con sospetto chiedendo la convocazione di un tavolo di confronto con l’azienda sanitaria per analizzare i dettagli dell’operazione.

«Il passaggio è delicato e vogliamo delucidazioni visto che la sorte degli Ospedali di Comunità è sempre stata caotica ma noi siamo convinti di una cosa: che la gestione debba restare pubblica» sottolinea Ivan Bernini, segretario regionale Fp-Cgil. L’attivazione degli Odc è stata di fatto un lungo travaglio: nel 2012 l’annuncio della nascita delle strutture e l’ipotesi di inserirle all’interno delle case di riposo del Veneto. Ma le cose procedono a rilento e sei anni dopo, nel 2018, vista la mancata attivazione dei presidi, il Piano socio sanitario regionale ne prevede l’apertura dentro agli ospedali. Così sarà per il capoluogo, con la realizzazione dell’Odc nella sede staccata del Ca’Foncello.

«Il dg Benazzi ipotizza di procedere con l’appalto dell’organico infermieristico, noi ci aspettiamo coerenza tra direzione aziendale e Regione, e chiediamo che il servizio resti totalmente pubblico» incalza il sindacalista Bernini. Alla base dell’istanza una serie di aspetti che toccano da vicino i pazienti e il personale. «Gli Ospedali di Comunità richiedono professionalità specifiche, affidare alle coop la parte infermieristica è alquanto discutibile. Anzi, è paradossale far convivere due dimensioni: i medici dell’Usl 2 che coordinano infermieri e operatori socio sanitari che dipendono da una coop. Questa è una scelta politica sbagliata visto che non c’è carenza di infermieri nel pubblico e le migliaia di partecipanti ai concorsi ne sono la dimostrazione» puntualizza la Cgil.

Eppure il ricorso a personale sanitario a gettone rappresenta una modalità sempre più radicata in Veneto. La Marca non fa eccezione, per garantire l’organico dei Pronto soccorso e di altri reparti l’Usl 2 ha stabilito il dispiegamento di una cinquantina di medici “esterni”. Stessa modalità per il trasporto sanitario dove sono presenti ben 15 onlus, tra le più importanti la Imet di Crespano, la Castel Monte di Montebelluna, la Croce Bianca Italiana, Prealpi Soccorso Scs, Emergenza Sanitaria Alta Marca Esam, Croce Azzurra Ormelle. «L’impressione– conclude Bernini– è che le maglie si stiano allargando. Dove ci porterà l’esternalizzazione dei servizi? Si inizia con gli infermieri, poi gli Ospedali di comunità e quindi si arriva ai reparti ospedalieri meno complessi. La verità è che si sta galoppando verso la privatizzazione della sanità pubblica». —

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