Il gup dice “sì” al patteggiamento di Faruk. Tre anni all’imam violento della moschea

PIEVE DI SOLIGO. Ha patteggiato la pena di 3 anni di reclusione Omar Faruk, l’imam accusato di maltrattamenti e violenza privata nei confronti degli allievi della moschea di via Schiratti a Pieve di Soligo. Il giudice delle udienze preliminari Angelo Mascolo ha accolto la richiesta formalizzata, ieri mattina, dal difensore di Faruk, l’avvocato Roberto Baglioni del foro di Venezia, concordata a suo tempo con il pubblico ministero Massimo Zampicinini, titolare dell’inchiesta. A faruk, come da accordo, sono state concesse le attenuanti generiche ritenute equivalenti alle aggravanti.
AI DOMICILIARI
Nessuna sorpresa, dunque, dall’udienza di ieri. L’imam ora si è trasferito a Mestre dove sta scontando le misure cautelari degli arresti domiciliari e del divieto di dimora nella Marca. Faruk era accusato di aver maltrattato i piccoli allievi della scuola coranica di via Schiratti. Bastonate alle gambe e alla schiena se non conoscevano il Corano.
Per questo Omar Faruk era stato allontanato dalla provincia di Treviso a seguito dell’indagine per i reati di maltrattamenti sui minori e di violenza privata aggravata curata dai carabinieri della compagnia di Vittorio Veneto. Una brutta storia emersa dalle indagini degli uomini dell’Arma, in sinergia con la caserma di Pieve e le istituzioni locali.
LA VICENDA
Vicenda che era stata svelata dalla segnalazione di alcune maestre elementari che, notati gli evidenti lividi sulle braccia dei piccoli alunni di età compresa tra i 5 e 10 anni, hanno voluto vederci chiaro, forti anche di alcune confidenze che gli stessi bambini avevano fatto loro. Da quel momento sono scattate le indagini portate avanti dal nucleo investigativo di Vittorio Veneto che, utilizzando le intercettazioni ambientali, hanno constatato la veridicità di quanto raccontato dai bambini. I filmati hanno rivelato storie di violenza, di bastonate e schiaffi perpetrate da Omar Faruk, su chi aveva la sola colpa di non conoscere a memoria o applicarsi appieno sui versetti del Corano. L’imam bengalese, che aveva abbandonato la Marca la scorsa estate, era residente a Pieve ed abitava proprio in uno degli appartamenti sopra lo scantinato utilizzato come moschea.
LA DIFESA
Da parte sua l’imam s’era sempre difeso: «Non ho maltrattato gli allievi della scuola coranica, era solo un mio metodo di insegnamento. Non capisco perché tutto questo clamore. Non conosco le leggi italiane, ma quello era solo un piccolo bastone che usavo per richiamare l’attenzione dei bambini. Non ho fatto nulla di male».
Ma la vicenda legata ai maltrattamenti dei bambini che frequentavano la scuola coranica di Pieve di Soligo è destinata a proseguire. Nella stessa inchiesta sono indagati anche due connazionali che frequentavano la moschea e sostituivano l’imam Faruk nelle lezioni di Corano. Uno di loro era anche il padre di uno dei bambini che la frequentavano. Anche per loro l’avvocato Baglioni ha avanzato richiesta di patteggiamento.—
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