Il giallo della tomba senza nome nel cimitero di Riese

RIESE. Una tomba senza nome, o meglio con una indicazione che non fa che aumentare il mistero. Si tratta di una cappella gentilizia nel cimitero di Riese dove, anziché del nome della famiglia, compaiono solo le prime lettere dell'alfabeto, dalla “a” alla “i”.
Perché? I riesini se lo chiedono da anni, soprattutto nei giorni come questi, dedicati alla commemorazione dei defunti, nei quali il cimitero è più frequentato del solito.
Le ipotesi sono state tante, addirittura qualcuno ha tirato fuori l’esoterismo: una indicazione o una sigla (che fatalità corrisponde all’ordine alfabetico) nota solo a una cerchia ristretta di adepti? «In effetti mi sono sempre posto il perché di quella scritta che ho sempre visto lì», dice l'ex sindaco Carlo Pellizzari, «qualcosa di simile l’ho visto in Sudamerica: si pongono le prime lettere dell’alfabeto per indicare qualcosa che si sa quando inizia ma non si sa quando finirà, come la vita umana. Ma sinceramente mi pare piuttosto improbabile che qualcuno abbia voluto dare questo messaggio qui a Riese».
Intendiamoci, la scritta misteriosa appare solo sul frontone della cappella: le persone sepolte all'interno sono tutte indicate con nome, cognome, data di nascita e di decesso, l'ultima nel 1981. Appartengono a tre famiglie, ma quei nomi a Pellizzari, sindaco negli anni Settanta, non dicono granchè.
È stata fatta anche un’altra ipotesi: che di fatto quelle lettere siano state apposte dal costruttore per esemplificare la scritta finale. Già ma perché farle in metallo e comprendendo solo alcune delle consonanti e delle vocali dei tre cognomi delle famiglie? E poi perché il lavoro non è stato finito?
Infine l'ipotesi più accreditata, se non altro perché è quella che si tramanda da decenni: quella serie di lettere non è altro che un madornale errore fatto da chi ha eseguito o completato la cappella che ha pedissequamente seguito il progetto dell'architetto o del geometra. Il quale, come è prassi, anziché scrivere il nome della famiglia ha tracciato sulla carta le lettere “a,b,c...”.
Ovvia però l'osservazione: una volta scoperto l'errore, perché non si è più proceduto a correggerlo? Il mistero si perpetua...
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