Il Fisco batte cassa «La Pro Loco paghi l’Imu per le sue sedi»

L’Agenzia delle Entrate la chiede per Santandrà e Camalò Contesta la classificazione catastale, simile ai luoghi di culto

POVEGLIANO. L’Agenzia delle Entrate chiede l’Imu alle Pro Loco di Santandrà e Camalò. La stangata è arrivata in una comunicazione destinata al Comune di Povegliano con cui l’Agenzia contesta la classificazione degli immobili in cui operano le due associazioni. Non si tratta di certo di luoghi di culto non soggetti alla tassazione, ma veri e proprio luoghi dove si fa spettacolo o attività commerciale, è la tesi delle Entrate. E gli effetti potrebbroe essere pesantissimi e non solo sulle due Pro Loco coinvolte. Si tratterebbe di una “stangata” che immobilizza l’attività delle due “pro” impegnate in sagre, feste, mostre e spettacoli. Attenzione, passasse la riclassificazione degli spazi di Santandrà e Camalò, i guai si estenderebbero ad altre simili associazioni della Provincia, che si ritroverebbero copn le mani nelle tasche da parte dell’Erario e la paura di non poter più esercitare un bel nulla, visto che i finanziamenti spontanei potrebbero perdersi prima ancora di poter programmare qualcosa.

Il Comune di Povegliano ha già deciso di fare ricorso. «Se questo vale però Santandrà e Camalò immagino possa valere anche altre Pro Loco nella stessa condizione. E’ un precedente pericoloso», mtte il “carico” il sindaco Rino Manzan.

In soldoni se il Comune di Povegliano perderà ricorso le Pro Loco dovranno sborsare attorno ai 10 mila euro di Imu a testa, secondo la stima del Comune. La comunicazione per il momento si limita ad indicare la nuova classificazione e la nuova rendita catastale delle due sedi, «ma l’effetto è che dovranno pagare l’Imu», aggiunge Manzan.

L’accertamento inviato al Comune per la sede della Pro Loco di Camalò di via Povegliano chiarisce che l’edificio utilizzato dall’associazione è censito come un immobile destinato a “stazioni per servizi di trasporto terrestre e navigazioni interna, marittimi ed aerei, fortificazioni, fari, fabbricati destinati all’esercizio del culto, costruzioni mortuarie”.

Ma per l’Agenzia le caratteristiche dell’immobile in realtà consentono di utilizzarlo «per eventi gastronomici, commerciali, ricreativi». Identico nei termini l’accertamento che riguarda la Pro Loco di Santandrà, che opera nel suo capannone di via Croce.

«L’accatastamento è stato fatto nel 2007, ma le associazioni negli ultimi anni hanno condotto alcuni lavori di sistemazione», aggiunge Manzan. Solo con questi lavori è emersa la discrepanza tra attività e accatastamento dell’immobile.

D’altra parte le due Pro Loco sono tra le più attive della Marca; nonostante operino, insieme a quella Povegliano, in un comune di poco più di 5 mila abitanti, organizzano eventi frequentatissimi, dalla Mostra dei Formaggi, alla Mostra dei vini triveneti, alla rassegna delle birre artigianali.

«Molte Pro Loco nella Marca stanno in piedi solo grazie ai contributi pubblici dei comuni, mentre le nostre sono molto attive, e riescono a sostenersi organizzando questi eventi che vedono una grande partecipazione», spiega Manzan. «Ma questo non può diventare una colpa; anche perché ciò che entra nelle casse delle Pro Loco viene utilizzato per le attività dell’associazione in favore del territorio. Dieci mila euro all’anno di Imu da pagare sarebbero tanti per loro».

Ma l’accertamento dell’Agenzia delle Entrate strappa un sorriso a qualche ristoratore, che non ha mai nascosto di intravedere nelle Pro Loco una concorrenza sleale e, chissà, magari ha sottolineato la cosa in qualche occasione. La battaglia delle Pro Loco è accesa. Non resta che vedere chi, alla fine, la spunterà. —

Federico Cipolla

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