Il fischio dei vecchi treni e i petardi anti-nebbia Tradotta, l’ex ferroviere crea il museo dei ricordi

Fernando Benedetti ha lavorato per quarant’anni sui convogli In un tratto della nuova ciclopedonale ora ha esposto i suoi cimeli 
Poloni Montebelluna Fernando Benedetti ex ferroviere
Poloni Montebelluna Fernando Benedetti ex ferroviere

La memoria

C’è un piccolo museo all’aperto che ripercorre la storia delle ferrovie lungo la pista ciclopedonale “la Tradotta”: lo ha realizzato Fernando Benedetti, ferroviere in pensione dopo quasi 40 anni di lavoro su e già sui treni, con la passione di raccogliere oggetti che raccontano la storia delle ferrovie, anche di quella ferrovia che collegava Montebelluna a Susegana e ora sostituita dalla ciclopedonale. Si trova all’altezza di via Argine a Montebelluna.

Lì ci sono le panchine, ci sono dei segnali, c’è persino una delle prime scatole nere per i convogli elettrici, che segnavano percorso e velocità dei treni. «Io ho viaggiato dai treni a vapore fino a quelli ad alta velocità – racconta Fernando Benedetti – ho vissuto tutti i cambiamenti che ci sono stati e ho raccolto parecchio materiale con cui ho allestito questo piccolo museo». Che suscita già la curiosità di chi percorre “la Tradotta” anche se sarebbe ancora vietato. Tante le curiosità: c’è ad esempio il “macaco”, un peso che serviva una volta a manovrare a mano gli scambi, c’è la campana che suonava nelle stazioni, c’è persino lo sfiatatoio dei treni a vapore che emetteva un prolungato fischio. Fernando Benedetti tira fuori anche una scatoletta in metallo, dentro ci sono dei piccoli oggetti rotondi: «Questi sono dei petardi – spiega – venivano messi sulle rotaie quando c’era nebbia e scoppiavano per la pressione quando passava sopra il treno in modo da avvertire il macchinista quando si avvicinava ai segnali e arrivava in stazione».

Sistemi, oggi in tempi di tecnologia, impensabili, ma che ricordano tutti coloro di una certa età che vivevano vicino ai binari. Ci sono anche un paio di biciclette, perché quando gli scambi non erano automatizzati, il ferroviere prendeva la bici e raggiungeva lo scambio per manovrarlo. In esposizione anche un elmo, una tanica, una borraccia, una cassetta di attrezzi, a ricordo di quando quella linea ferroviaria portava i soldati al fronte nella Grande guerra. Faceva il ferroviere quando questa linea, ora sostituita dalla pista ciclopedonale, era attiva? «No, io ho iniziato nel 1970 e la linea è stata chiusa nel 1963 –afferma Benedetti – ricordo però che, quando ero ragazzino, io e i miei amici ci divertivamo a mettere dei sassolini sui binari per sentire poi gli schiocchi quando sopra ci passava il treno». —

Enzo Favero

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