Il cordoglio per Adonella «Era una donna speciale»

Un’imprenditrice che aveva sacrificato una carriera di medico appena cominciata al Ca’ Foncello, perché così chiedeva la famiglia. La timoniera dell’azienda negli anni ’60 e ’70. Una donna emancipata, che stupiva Treviso a bordo della sua moto. Una tenace ambientalista, con un carisma in grado di coagulare centinaia di persone attorno alle battaglia in difesa del paesaggio trevigiano minacciato da cave, industrie nocive, megaspeculazioni. Una viaggiatrice instancabile. L’amante della natura e del verde. Una donna energica, curiosa, determinata. La madre che aveva vissuto la tragica perdita del figlio Giovanni in un incidente stradale.
La vita di Adonella Appiani, scomparsa a 86 anni per le complicazioni di un intervento, si identifica con la grande storia della città.
Saranno in tanti, martedì a Caniezza di Cavaso per renderle l’ultimo omaggio. I funerali cominceranno alle 15. E saranno tanti a volersi stringere attorno ai figli Michele ed Elena, ai 5 nipoti, agli altri parenti. Ci saranno i trevigiani, che muoveranno dalla città che Adonella si era lasciata alle spalle da 25 anni. Ci sarà ad esempio Eugenio Manzato, l’ex direttore di musei civici; non mancheranno i vertici dell’Ipab di San Giuseppe, che gestisce la materna fondata dal nonno; e le maestre e le suore. Lei considerava l’asilo l’ultimo gioiello della famiglia a Treviso, dove pure il villaggio resta imperitura testimonianza di un modello sociale all’avanguardia: l’idea di Graziano ha portato davvero Treviso in Europa. Non mancheranno gli amici della fondazione Benetton, gli architetti. E moltissimi ex dipendenti della Appiani, come Armando Mazzobel, consigliere comunale della Lega, che ha lavorato 40 anni nell’azienda di via Montegrappa, dove il padre era portiere: «Adonella ha tenuto in mano l’azienda, in momenti difficili, e l’ ha governata sacrificando anche qualche terreno della famiglia per non chiuderla anzitempo. Poi si è dovuta arrendere, e ha accompagnato l’Appiani nell’amministrazione controllata. Di lei posso dire solo che non ha mai fatto pesare la sua ricchezza: una signora splendida».
E ci saranno gli abitanti della Valcavasia e dell’Asolano, dei tanti di comitati che con lei si sono battuti - vittoriosamente – per la difesa della Valmaor e del borgo di Costalunga, della collina del Pareton. «In certi momenti diventava epica, ti svegliava in piena notte per segnalare strani movimenti», ricorda un ambientalista. E con altri andava a comprare terreni in zona strategiche, per sventare preventivamente i piani dei cavatori, o degli imprenditori. Moltissimi sodali dei comitati, ieri, hanno voluto testimoniare il loro affetto ad Adonella chiamando i figli.
Da imprenditrice, l’ultimo capitolo era stato da lei vissuto a Oderzo, con la Icr che aveva raccolto il testimone della fabbrica di viale Montegrappa. Ma negli anni ’90 decise di cedere tutto alla Bardelli.
Era una donna curiosa, impegnata. «Ottimista e vitale», dice un suo ex dipendente. E tutti concordano sulla sua generosità. Viaggiava con gli amici, in primis l’architetto Vittorio Rossi. Il lunghissimo legame con l’architetto Davanzo e la moglie Livia, da cui si faceva sempre ospitare quando veniva nel suo teatro, l’Eden.
Pochi anni fa era scomparso Luciano Tonon, il marito da cui si era separata negli anni ’80. Era il figlio di Gian Battista, amministratore dell’Appiani nel dopoguerra. E nel 2010 era scomparsa la sorella Carla, che aveva sposato uno dei Giolitti a Milano. Da allora sentiva la responsabilità di essere l’ultima degli Appiani, la depositaria di un patrimonio inestimabile. Non solo la vita dell’azienda, chiusa nel 1980.
«Era l’orgogliosa erede di una famiglia che a Treviso ha fatto la storia, interprete di quel capitalismo del Nordovest italiano che ha sempre avuto una dimensione europea», dice Domenico Luciani, presidente onorario di Fondazione Benetton. «Mi verrebbe da dire che è stata la sacerdotessa di questa straordinaria saga. La città deve ricordarla adeguatamente».
Certo Luciani non pensa all’area Appiani con cui i trevigiani chiamano quella che ufficialmente è la cittadella della istituzioni di Mario Botta. Fondazione Benetton , dopo aver dedicato un volume, un convegno e una mostra al rapporto tra famiglia e città («Appiani e Treviso», 2003, contributi di Vanzetto, Fantina, Bellieni, Marson, Zandigiacomi, Luciani). Da Graziano ad Adonella, una famiglia speciale che ha fatto la storia. Il nome potrà scomparire, non quello che la famiglia ha dato alla città..
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso