Il commissario “cancella” i Serenissimi

RESANA. Nuovo statuto comunale, spariti tutti i riferimenti all'autodeterminazione del popolo veneto, quelli voluti dall'ex sindaco Loris Mazzorato nel 2014. La “correzione” è avvenuta per mano del commissario prefettizio Gaetano Tufariello con un atto che entrerà in vigore il prossimo 21 gennaio. «La necessità di modificare lo statuto», spiega, «è stata determinata da nuovi regolamenti a cui questo documento deve attenersi. Sempre a seguito di questi stiamo mettendo mano a tutti i regolamenti, che appunto derivano dallo statuto».
Sulla cancellazione di ben tre commi dell'articolo sei, quelli appunto in cui si fa riferimento all'autodeterminazione e all'identità veneta (tra l'altro ben evidenziati in grassetto nello statuto pubblicato all’albo pretorio del comune), il commissario ammette che anche questa è una conseguenza della revisione: «Si tratta di enunciati che poco o nulla hanno a che vedere con uno statuto comunale».
Oltre all’autodeterminazione del popolo veneto e alla sua promozione, era anche specificato che il Comune di Resana “adotta le azioni necessarie per combattere qualsiasi ingerenza esterna che tenda ad opprimere in modo politico, economico, culturale, religioso, linguistico, le identità di quel popolo secolare (quello veneto, ndr) di cui fanno parte i cittadini di Resana”. Ovviamente il tutto non poteva passare inosservato, anche perché a suo tempo questi tre articoli nello statuto avevano segnato una tappa molto importante, si può dire di indirizzo, dell’amministrazione Mazzorato. Il sindaco venetista in seguito aveva introdotto anche il bilinguismo italiano-veneto nei documenti comunali o almeno nelle loro intestazioni.
Scoperto che ogni citazione all'autodeterminazione è sparita, Mazzorato non le manda a dire: «Ancora una volta il commissario svolge un ruolo politico e non invece quello a cui sarebbe chiamato, ovvero gestire gli affari correnti fino al voto che darà una nuova amministrazione a Resana. Quanto è successo per lo statuto è gravissimo perché il commissario si arroga il diritto a intervenire senza alcun confronto su quella che è la carta fondamentale del Comune. È bene ricordare che la precedente edizione dello statuto era stata votata da un consiglio comunale eletto dalla popolazione. Il bello – o il brutto, dipende dai punti di vista – è che questo atto arriva mentre la Regione ha affermato proprio il diritto all'autodeterminazione. Quelli che sono citati nello statuto sono enunciati che derivano direttamente dalla Carta dell'Onu. E forse è bene ricordare che la stessa Costituzione implica il rispetto dei trattati internazionali sottoscritti dal nostro Paese».
Un «blitz romano», secondo l’ex sindaco. Dal canto suo, il commissario osserva che appunto essendo già stati enunciati non era necessario inserirli anche nello statuto. «È la stessa obiezione che mi aveva mosso l'opposizione in consiglio comunale quando abbiamo inserito quei tre commi», replica Mazzorato, «Ebbene, in quell'occasione ho replicato che pur essendo l0autodeterminazione un diritto riconosciuto internazionalmente, la sua citazione era un rafforzativo che ne sottolineava l’importanza. Male non ne avrebbe fatto, insomma, ma avrebbe ricordato quello che ho sempre sostenuto sia un diritto fondamentale». Sta di fatto, però, che le modifiche introdotte dal commissario fanno riferimento a testi legislativi che vanno dal 2008 al 2014, anno dell’ultimo statuto, deliberato nell'agosto 2014, mentre l'ultima modifica di legge citata è dell'aprile dello stesso anno e tratta della pari opportunità, inserita nell'art.6 bis, dopo i tre commi ora cancellati.
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