Il commissario Bof e gli amministratori. Così Zaia si è “preso” la Lega della Marca

Il paradosso della rivoluzione salviniana: a Treviso e provincia l’apparato e i fedelissimi del leader lumbàrd sono adesso nell’angolo
TOME AG.FOTOFILM TREVISO FESTA DELLA LEGA AL PRATO FIERA CON MATTEO SALVINI
TOME AG.FOTOFILM TREVISO FESTA DELLA LEGA AL PRATO FIERA CON MATTEO SALVINI

«Meno male che è arrivato Luca Zaia a mettere ordine, non se ne poteva più». Lo sfogo del veterano di mille battaglie, che pure Zaia-boy non è, rende bene lo spirito della Lega trevigiana all’indomani del commissariamento, che ha chiuso una fase di alta tensione interne, culminata nello scontro Conte-Marcon su Contarina, in un tasso di litigiosità interna mai visto prima. E pensare che la Lega domina la Marca come mai prima.

Gianangelo Bof è stato nominato dal segretario veneto Lorenzo Fontana – e dal direttorio che lo affianca, in cui siede Zaia – scompaginando tutte le previsioni, e pure le ambizioni. Ma soprattutto, per uno di quei paradossi che solo la politica può offrire, è arrivata a certificare una mutazione del Carroccio della Marca tutta nel segno di Zaia & Co., e non dell’apparato dei salviniani doc della primissima ora.

E questo durerà per almeno un anno e mezzo, oltre le regionali dove già si sgomita (27 posti, potrebbero far festa in 9 o 10). Con tutte le implicazioni del caso. «Si scrive Lega trevigiana, si legge Zaia-party», dicono i maligni. Provocazione? Sicuro. Ma mai come ora gli uomini di partito non sono nei posti nevralgici del partito, e nemmeno nelle controllate e sulle poltrone “pesanti”.

«E se il modello funziona, lo si può esportare», ammicca sornione un primo cittadino molto vicino al governatore. Ma è proprio l’entourage del governatore smentire ogni tentazione di smarcamento. E se ci fosse un antico istinto bavarese? Nei posti chiave, adesso, si sono insediati gli esponenti di quel fronte degli amministratori con l’apparato spesso i conflitto (da Villorba a Paese, da Conegliano all’area del Montello). O gli Zaia-boys clamorosamente esclusi alle politiche 2018, dove lo stesso governatore riuscì a piazzare non più di uno o due candidati graditi; o ancora, sindaci ed ex, persino senza tessera, molto distanti dalle coordinate della struttura di partito.

L’ex segretario nathional Toni Da Re è a Bruxellees, e Dimitri Coin, ex segretario provinciale primo fautore del “prima il partito”, è deputato (oggi sposo). Siede nel cda di Ascopiave, ma lì la svolta impressa dal presidente Nicola Cecconato, già pupillo del governatore ora diventato uomo di finanza tout court, ha portato a seppellire la strenua difesa della trevigianità, per le grandi nozze con Hera. E solo ora forse si recupera il disegno della superutility veneta cara a Da Re, ma con la corazzata Hera, e in competizione con i lumbard teoricamente amici.

Il commissariamento è stato un messaggio esplicito anche per alcuni veterani, come Luciano Dussin, segretario della più grande circoscrizione delle Marca, a Giampaolo Dozzo e all’altro Dussin, Guido. Lo storico leader Gianpaolo Gobbo è ora attivissimo in Fondazione Cassamarca, e resta un riferimento Ma la scelta di Bof- amministratore di un piccolo comune, ribadisce, prima di ogni palmares politico o di livello amministrativo - il marchio territoriale impresso al partito. Una filosofia molto cara a Zaia e ai suoi.

Capoluogo e grandi centri? Lo “schiaffo” è giunto anche lì. Il vecchio apparato? Ha perso peso anche per la decadenza immediata del direttivo provinciale, dove i salviniani Dpcg avevano la maggioranza. Sintomatico che il nuovo direttorio voluto da Bof (vedi a fianco) allinei segretari di circoscrizioni ma anche sindaci.

In lizza c’erano, per dire, ancjhe il segretario organizzativo uscente Bepi Paolin;: Bepi Canova, big del capoluogo; l’emergente Pierpaolo Florian.

A tutti, nessuno escluso, il governatore ha “parlato”. Politicamente, la figura emergente è Mario Conte: all’inizio del 2018 aveva solo il fedelissimo Manera, ora ha truppe bel oltre il capoluogo. E soprattutto la “benedizione” di Salvini, ratificata a Pontida. Scenari e assetti nuovi, da qui, forse, al 2021. —

Andrea Passerini

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