«Il camino è basso, inquina tutta l’area di Pederobba»

Pederobba, studio del coordinamento “Aria che voglio” contro la Cementi Rossi: le sostanze nocive non si disperdono

PEDEROBBA. Quel camino del cementificio è troppo basso: gli agenti inquinanti restano a tiro di polmoni. È l’attacco del comitato “Aria che voglio” contro l’impianto della Cementi Rossi di Pederobba. Un attacco corroborato da numeri oggettivi.

È stato proprio il coordinamento ACV a diffondere un’infografica che mostra visivamente «quanto maggiori siano le emissioni dello stabilimento di Pederobba comparate con quelle dell’inceneritore di Padova». Si tratta di dati ufficiali elaborati dal professor Tamino dell’università di Padova, riferiti a quanto fuoriesce dopo i filtri. «Nessun dubbio quindi che le quantità di inquinanti siano molto rilevanti e non trascurabili come pubblicamente sostenuto in varie adunate pubbliche dalla proprietà», sottolinea il comitato.

Il cuore della vicenda, come detto, è la «anomala altezza del camino del cementificio di Pederobba», molto più basso rispetto all’inceneritore di Padova «che inquina molto meno, ma anomalo nell’altezza anche rispetto ad altre strutture similari, per esempio Brescia con 120 metri e l’impianto di Fumane alto 109 metri». A Padova, in pianura, il camino è alto 80 metri, a Pederobba il camino sale fino a 62 metri, ma solo teoricamente: lo stabilimento, infatti, «è giù nel Piave - sottolinea il coordinamento Aria che voglio - e quindi la sua altezza reale rispetto i centri abitati circostanti è molto inferiore. Rispetto alla piazza di Pederobba, il camino è più alto ma di soli sette metri. Rispetto alla piazza di Valdobbiadene è persino sotto: a meno venticinque metri. In questo senso, per Pederobba e ancor più per Valdobbiadene, è quasi come se il camino non ci fosse».

Mentre è in corso la battaglia sulla richiesta della Cementi Rossi di poter utilizzare anche le plastiche come combustibile nel processo di produzione, il comitato affonda il colpo sottolineando come già così la situazione sia rischiosa dal punto di vista ambientale. «A Padova in pianura - dicono quelli del coordinamento - dove peraltro le quantità delle emissioni sono inferiori, gli inquinanti si possono disperdere in tutta la pianura circostante. In Pedemontana, con un camino così basso e con a nord montagne e a sud colline, gli inquinanti si diluiscono molto difficilmente e probabilmente ricadono tutti qui, tra sinistra e destra Piave».

Questo quesito tecnico è stato posto dal Coordinamento più di una volta in occasione di diversi iter autorizzativi alla proprietà del cementificio, all’Arpav e alla Provincia, «ma senza mai ottenere risposta tecnica chiara ed esaustiva». Gli inquinanti escono, insomma, «ma il camino quasi non c’è». Secondo quanto sostiene la proprietà dell’azienda, l’aria sarebbe inquinata «in maniera irrisoria». «Com’è possibile? Non si sa - dicono dal coordinamento - ed è proprio per questo che dopo trent’anni di incenerimento da pet coke e vent’anni di pneumatici esausti è indispensabile verificare lo stato di salute delle persone in questa nostra area, tra destra e sinistra Piave».

In questo senso, il coordinamento «plaude nuovamente all’iniziativa dell’amministrazione comunale di Pederobba» di voler perseguire con l’incarico dato al professor Paolo Crosignani per un percorso di indagine epidemiologica che evidenzi o meno «i rischi per la salute dei cittadini che abitano questo vasto territorio derivanti dai processi di combustione del cementificio». La guerra ambientale, dunque, continua.


 

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso