Idraulico morto in cantiere condannato l’imprenditore

Per la morte dell’idraulico di Gaiarine, Ottavio Milanese, di 60 anni, avvenuta a Fregona oltre 4 anni fa, c’è un responsabile. Il giudice Leonardo Bianco ha condannato a 4 mesi di reclusione per omicidio colposo Massimo Corbanese, il legale rappresentante della Corbanese Impianti srl. Assolti gli altri due imputati: Vito Carlet (difeso dagli avvocati Bruno Malattia e Davide Pessi), legale rappresentante della “F. lli Carlet Valerio e Vito Srl” (società a cui erano state appaltate tutte le opere edili e il titolare del cantiere di Fregona, in via dell’Industria in cui avvenne l’incidente) e il geometra Massimo Bin (difeso dall’avvocato Marta Labozzetta), chiamato in causa quale coordinatore della sicurezza nel cantiere in fase esecutiva per aver violato le norme relative alla prevenzione infortuni. L’episodio risale al 13 febbraio del 2015 ed avvenne in un cantiere in via dell’Industria 11 a Fregona: quella mattina Ottavio Milanese era impegnato nel cantiere per la sistemazione dell’impianto antincendio in un’azienda della zona industriale.
L’incidente si era verificato all’interno dello stabilimento della Margherita, impresa che produce pizze e snack congelati.
L’idraulico era precipitato da un’altezza di circa tre metri, in uno scavo in cui doveva essere collocata una cisterna funzionale all’impianto. Non fu l’altezza a essergli fatale, ma un tondino di ferro che gli aveva provocato un grave trauma cranico. La barra di metallo gli si era conficcata nell’occhio. Trasportato d’urgenza al Ca’Foncello per lui non c’era stato nulla da fare.
Sull’infortunio mortale i tecnici dello Spisal di Conegliano avevano effettuato gli accertamenti di legge: l’obiettivo era quello di capire eventuali responsabilità sull’accaduto, se erano state rispettate le norme di sicurezza o se invece si fosse trattato di una tragica fatalità.
In base alle iniziali indagini della procura della Repubblica, sfociate poi nel processo conclusosi ieri, Vito Carlet e Massimo Corbanese nell’esecuzione dei lavori di scavo per la posa della cisterna non avrebbero predisposto gli adeguati strumenti di sicurezza: mancava il parapetto e la tavola fermapiede. Mentre al geometra Massimo Bin invece, responsabile della sicurezza, si contestava la mancata verifica del rispetto delle procedure di lavoro da parte delle ditte esecutrice. Per questi motivi la procura della Repubblica di Treviso aveva chiesto ed ottenuto per i tre il rinvio a giudizio.
Ma nel corso della discussione finale, di ieri, il pubblico ministero aveva chiesto per tutti e tre gli imputati l’assoluzione non ritenendo provate in aula le accuse inizialmente formalizzate dalla procura. Assoluzione, ma con formula piena, chiesta con articolare e fondate argomentazioni anche dalle difese.
Il giudice Bianco ha deciso di condannare a 4 mesi il solo Corbanese, dal quale la vittima aveva ricevuto in subappalto il lavoro. È possibile che il giudice gli abbia imputato il mancato allontanamento dall’area dove veniva calata la cisterna dell’idraulico poi morto. Ma per saperlo bisognerà leggere le motivazioni del giudice tra 90 giorni. –
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