I “secchioni” della terza età «Oggi sono molto più esigenti»

L’Università Utem compie trent’anni e festeggia con una serie di appuntamenti Il presidente De Bortoli: gli iscritti hanno bisogni culturali più raffinati di una volta

MONTEBELLUNA

Una storia lunga trent’anni. È quella dell’Università della terza età di Montebelluna, l’associazione culturale più longeva in città dopo i Mercanti Dogali. Si appresta a festeggiare il trentennale con i suoi programmi autunnali, e ha cominciato a riempire la città con i suoi manifesti che ricordano il trentennale.

È nata su una intuizione di Bruno Andolfato, che fa ancora parte del direttivo, e di alcuni altri soci e oggi arriva a contare oltre 350 iscritti. «Non sono certo pochi per una associazione culturale – fa notare l’attuale presidente, Lucio De Bortoli – Siamo fieri del percorso fatto fin qui, è un associazione in salute, che ha ispirato altre simili associazioni nate nei comuni vicini. Unico nodo è la lentezza del ricambio di chi dedica il suo tempo, anche perché oggi si va in pensione più tardi».

Tre decenni di vita per l’Utem, durante i quali ci sono stati tremila lezioni e 250 corsi pratici. «La grande intuizione di Bruno Andolfato e dei soci fondatori trent’anni fa è diventata nel tempo punto di riferimento civile e formativo della comunità – prosegue De Bortoli – E basterebbe solo questo per tributare ai quei pionieri l’omaggio che si deve a chi ha avuto visione, a chi ha visto molto al di là del proprio sguardo. A tal punto che, sull’esempio di Montebelluna, nel comprensorio e oltre in molti hanno sentito il bisogno di istituire la propria università della terza età o popolare. E anche questo è un risultato di cui andare fieri».

Le iscrizioni ai corsi e agli incontri sono aperte fino a venerdì alla Casa del volontariato: sono un centinaio di incontri-conferenze e vari corsi pratici che spaziano dal teatro alla pittura, dall’hobbistica ad altri campi. «Con l’invasione del web, dove c’è chi pensa di trovare tutto, la nostra missione è diventata anche questa: non solo nozioni, ma anche spazi di riflessione sulla loro produzione. Dobbiamo attivarci per l’affermazione del sapere documentato e argomentato su quello autoprodotto dal nulla e unicamente dalla forza di una tastiera – dice il presidente dell’Utem – Certo in trent’anni moltissime cose sono cambiate e sono in continua evoluzione e di conseguenza il tempo costringe a continui riposizionamenti. E non può essere diversamente. Il livello di scolarizzazione dei soci è aumentato e sono aumentate anche le esigenze intellettuali, come è giusto. Ciò richiede l’individuazione di nuovi temi e metodi in grado di produrre interesse in una terza o quarta età molto diversa da quella di trent’anni fa, ben più attenta alla molteplicità delle occasioni che ha a disposizione. Ciò che non è cambiato è la fiducia che la cultura e il sapere autentico, quello dello studio e della ricerca, non tradiscono mai». —

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso