I disturbi pisco-fisici dei bambini si curano in piscina

NERVESA. Nei giorni scorsi si è tenuto un importante evento terapeutico per centotrenta bambini autistici, o con altre problematiche psico-fisiche, e le loro famiglie nella piscina del centro...

NERVESA. Nei giorni scorsi si è tenuto un importante evento terapeutico per centotrenta bambini autistici, o con altre problematiche psico-fisiche, e le loro famiglie nella piscina del centro sportivo Hof di Nervesa. Pochi giorni fa si sono infatti concluse le supervisioni di terapia multisistemica in acqua (Tma) un innovativo intervento psicomotorio nato dagli studi degli psicologi Giovanni Caputo e Giovanni Ippolito. È intervenuto lo stesso Caputo a Nervesa per coordinare le attività assieme a Giulia e Irene Gazzola, psicologhe dell’educazione e terapiste Tma, che da anni operano presso il centro sportivo nervesano.

Le famiglie dei 130 bambini con disabilità intellettive-relazionali, distribuite nelle province venete e friulane, che svolgono con regolarità la terapia durante l’anno, hanno potuto confrontarsi e fare il punto della situazione con i rispettivi supervisori (psicologi e psicoterapeuti esperti nei disturbi del comportamento e disabilità mentali gravi, docenti del metodo Caputo Ippolito) arrivati da tutta Italia. Uno staff composto da Caputo, Marina Mazzotta, Grazia Maggio, Giorgia Migliorelli e Emanuele Ciocia ha raggiunto i bambini in piscina, assieme ai loro terapisti, per vedere i progressi raggiunti, da poco confermarti e pubblicati dalla ricerca scientifica sull’efficacia della Tma nella rivista Journal of autism and developmental disorders.

«La Società Sportiva HOF è orgogliosa di avere messo a disposizione la propria struttura allo staff medico, alle famiglie e ai loro speciali bambini colpiti dall’autismo o da altri disturbi e psicosi che vanno dai: ritardi dello sviluppo, a problemi di attenzione, all’iperattività, a fobie specifiche dell’acqua e del sociale, a particolari problemi di condotta, alla sindrome di Down, fino ai disturbi motori, di relazione e comunicazione. Ai piedi del Montello non si impara solo a nuotare ma a comunicare superando la barriera di quel misterioso “guscio” in cui vivono i nostri meravigliosi bambini», commentano dall’Hof, «La peculiarità del nostro centro, l’affidabilità organizzativa e la confermata sensibilità alle iniziative sociali, hanno contribuito allo svolgimento di una parte del progetto legato alla terapia che utilizza l’acqua come attivatore emozionale, sensoriale e motorio», concludono dalla società sportiva.

Gino Zangrando

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