Home festival, le notti insonni di Gatto protesta “Suoni di Marca”

TREVISO. Chiamatelo karma. Oppure chiamatela legge del contrappasso. Chiamatela come volete, fatto sta che nemmeno lui (accusato dalle delicate orecchie della città di toglier loro il sonno di mezza estate) non ha chiuso occhio. Paolo Gatto, padre del festival musicale Suoni di Marca, in preda a una comprensibile arrabbiatura, la scorsa notte, dopo aver ruggito al telefono con i vigili urbani, ha preso il suo smartphone e si è sfogato urbi et orbi.
Ore 3 del mattino, Gatto scrive su Facebook: «Tunz tunz tunz tunz tunz tunz tunz tunz tunz tunz tunz tunz tunz e fra quattro ore la sveglia. Tutto molto bello. Anzi, orrendo». Poi conia l’hashtag #vogliodormire e aggiunge: «Ho telefonato ai vigili chiedendo cosa sia, se un rodeo o una festa. Dicono, alle ore 2.51, sia un festival in Dogana permesso dal Comune secondo il Regolamento delle attività rumorose del Comune di Treviso emanato due mesi fa. Mah... E a me il sonno chi me lo ridà?».
Corretto qualche errore di ortografia, giustificato dall’ora improba in cui è stato vergato il post, il senso di quanto scritto da Paolo Gatto è chiaro: i decibel sono decibel e pare che all’Home il volume fosse altino, vista l’ora.
Contattato a bocce ferme, il giorno dopo, con ineccebile aplomb, il padre di Suoni di Marca ha preferito non scendere nell’agone della polemica, «perché ci vuole sinergia per far bene le cose». Il post su Facebook è stato rimosso, come a voler ribadire il concetto che si è trattato di un’alzata d’ingegno: nulla contro l’Home festival, nulla contro l’amministrazione comunale, nulla contro nessuno.
La storia di Suoni di Marca, festival musicale sulle Mura di Treviso, è arcinota. Musica abbassata a mezzanotte spaccata se no cominciano nell’ordine: chiamate furiose di residenti ai vigili urbani, intervento della polizia locale, multe, polemiche, battibecchi politici e via dicendo. Più volte il team di Gatto ha dovuto rifilare al ribasso i decibel. E perché all’Home no? A questa precisa domanda (e anche a tutte le altre, a onor del vero) lui, garbatamente, non risponde: polemiche non ne vuole.
Ci ha pensato la ridda dei commenti però ad andare oltre: mancava solo che qualcuno se la prendesse con le mezze stagioni che non ci sono più, con il buco dell’ozono e con la fame nel mondo. «Eh, ma forse a Manildo piacciono i rasta», il commento numero uno. Poi un «Due pesi e due misure », cui si aggiunge un «Ti ho pensato ieri sera perché la musica forte è iniziata dopo l’una». Proseguono più voci, anche se il messaggio è uno solo: all’Home musica alta fino all’alba, a Suoni di Marca tutti zitti a mezzanotte. E adesso? Nessuna polemica, ovvio. Ma resta da capire perché la carrozza di Suoni di Marca a mezzanotte debba, senza deroghe, trasformarsi in zucca, altre manifestazioni invece possano correre spensierate fino a notte fonda. E il resto del quartiere? Gatto sta dalle parti di San Lazzaro, nemmeno troppo vicino al cuore del festival. E i residenti di San Giuseppe? Dopo la notte da cancellare, quella dei Prodigy, in cui sono piovute telefonate di protesta per volume, sporcizia, caos e quant’altro, pare che sia andato tutto bene. L’assessore alla polizia municipale Roberto Grigoletto ha affermato che, a ieri pomeriggio, nulla di clamoroso era giunto a Ca’ Sugana. O Gatto ha il sonno troppo leggero oppure i residenti se la sono messa via: per quattro giorni su 365 si può anche dormire con i tappi.
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