«Ha dato via i cani, era un segnale»

«A ripensarci, dovevamo capirlo quando una settimana fa ha dato le due più belle cagne a un amico di Merlengo. Amava i cani come nessun altro. Ma come si poteva solo pensare che uno come Chechi, l’ironia e la gioia di vivere fatta persona, potesse...(e la voce si spezza ndr) mettere fine alla sua vita?»
Si commuove ancora, Enrico Sartorello, primario di ortopedia a Bassano. Era uno dei migliori amici di Gianfranco Mazzariol , sin dai tempi dalla giovanile del Metalcrom rugby, con Sandor Peron. E poi la mitica Under 23 del Benetton, che aveva anche la sua canzone, giocatore per giocatore. La strofa su Mazzariol era: «zoga Chechi in mediana, pa ’l nemico xe na mana».
«Da due giorni lo vedo così, moro, con i capelli ricci, dietro la mischia. O al centro con la fascetta. Non riesco ancora a crederci: una persona squisita, che rideva del mondo ma prima di tutto di sè. Il suo era l’umorismo trevigiano più autentico, Santa Bona in questo senso è una fucina: lui, suo fratello, il Possa...».
Non le aveva mai confidato nulla?
«Che ci fossero problemi si sapeva, lui e il fratello avevano allargato l’attività poco prima che arrivasse la crisi. C’era la pressione di banche e fornitori: lui diceva che col tempo poteva sistemare tutto. E regalava sempre le sue barzellette: la numero uno era quella del cinghiale, del bracconiere, e del guardiacaccia. Le raccontava tutte con arte impareggiabile, si rideva sempre ,anche alla ventesima volta».
La caccia, la sua grande passione
«In realtà non sparava più da 10 anni. Gli piaceva più allevare i cani. Aveva cominciato tantissimi anni fa, con Tullio Rosolen, a Santa Bona. A cacciare andava all’Est, soprattutto in Polonia. Ma spesso mi portava con i cani sul Tagliamento d’inverno, li allenava lì».
Cosa può essere scattato, secondo lei?
«Credo si vergognasse di questa situazione, aveva un altissimo senso del dovere, era scupoloso. E somatizzava. La situazione era difficile, forse non drammatica. Ma per lui, evidentemente, è diventata un macigno insostenibile».
Molti dicono che la città perda con lui un grande personaggio e un trascinatore.
«Era un signore.E una carica umana straordinaria. Tra l’altro non beveva e non fumava. Al ristorante c’erano spesso cene di congreghe illustri o di compagnie, lui era un anfitrione. Quanti ricordi: lo rivedo in giovanile, era centro con Lorenzon, chiamano lo schema xxx, era un incrocio ma si scontrano, cade la palla e Baraldi ci segna la meta. Ne ridevamo ancora oggi. O rivedo il suo Malanca testa Rossa, da 48 cc. O risento le bugie che tirava fuori per non allenarsi e andare dalle ragazze. Formidabili».
L’addio a Chechi domani alle 15 nella chiesa di Santa Bona, dalle 14 in obitorio.
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